Un po’ me lo aspettavo questo addio del divo Claudio. Perché il tono della mail-invito alla conferenza stampa era di quelli ufficiali, stranamente serioso.
E mi ha ricordato quanto era accaduto con l’annuncio di commiato dei Pooh, ormai diversi anni fa.
Curioso, semmai, il paio d’anni che ci separano dal fattaccio, quei “1000 giorni” (citazione dal suo capolavoro, per gli scarsamente avvezzi al canzoniere di Baglioni) in cui il Nostro proseguirà a fare musica alla sua maniera.
Quindi ci saranno i concerti kolossal del tour “aTUTTOCUORE” (in questi giorni al Forum di Assago), un nuovo disco definitivo e, strada facendo, chissà quante altre celebrazioni in pompa magna (stadi inclusi?).
Vuole lasciare da vincitore, ha dichiarato, per non diventare macchietta né ripetersi. Scelta lodevole, nulla da eccepire.
“Il meglio l’ho già dato”, sembra dirci, quindi meglio chiudere all’alba dei 75 anni, con alle spalle una gloriosa carriera. E, magari, cimentarsi in altre avventure, diverse, ancora da sperimentare.
Non sparirà dalla circolazione, pare di capire, ma ce lo ritroveremo qua e là in situazioni differenti. Per la gioia dei tanti estimatori e l’irritazione degli irriducibili detrattori.
Nel frattempo i fan avranno modo di saziarsi in abbondanza fino al 2026 vedendolo più e più volte in concerto, prima del ritiro dalle scene.
E, poi, non si sa mai. Altri artisti, dopo proclami similari, sono tornati sulla scena, spinti dall’irrefrenabile voglia di ritrovare il pubblico live e riprovare quelle emozioni uniche. Quindi, chissà.
Magari nel 2040 o giù di lì il Nostro tornerà a indossare, pardon intonare, la famosa “maglietta fina” su qualche palco.
Un po’ più vecchio e un po’ più stanco. Ma sempre divo Claudio.