Giusto un anno fa scoppiava l’ennesima guerra, stavolta assai vicina ai nostri confini. E a un anno di distanza ancora non se ne vede la fine.
Vinicio Capossela ha voluto dire la sua nel modo che più gli è congeniale: la musica.
Esce oggi “La crociata dei bambini”, una “canzone urgente” contro tutte le guerre, una struggente ballata dall’incedere dolente, con pianoforte in evidenza e ampi scorci melodici dettati dagli archi.
Vinicio racconta senza enfasi e senza retorica, ma con immagini suggestive e toccante vena poetica, una storia di bambini che fuggono dalla guerra per cercare una terra di pace.
Un lungo corteo di ragazzi (più un povero cane) a camminare nel gelo e col morso della fame, sperando di trovare un mondo migliore. Da brividi.
Lo spunto viene da un poema di Bertolt Brecht, ispirato da un evento storico in epoca medievale, che lo scrittore ambienta fra le nevi della Polonia agli inizi della seconda guerra mondiale.
Spiega Vinicio: “Questo pezzo fa parte di 13 canzoni urgenti, un’urgenza che è nata un anno fa, quando si è compreso che il tempo che pensiamo di avere non è illimitato, ma tutti possiamo essere spazzati via da un potere più grande e impersonale.
Allora sono andato a rileggere Brecht, le sue canzoni e poesie scritte mentre la notte era caduta sul suo paese e l’ombra della guerra iniziava a oscurare l’Europa.
Tra queste ho trovato “la crociata dei bambini” ambientata in Polonia nel 1939. L’innocenza dell’infanzia e dell’animale sono tra le vittime più insostenibili dell’orrore della guerra.
La pubblichiamo oggi ed è il nostro modo di dire no alla guerra. Nessuno più invoca la pace, ovunque si cerca la vittoria.
Per dirla ancora con Brecht: la guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.
Tra i vinti la povera gente faceva la fame. Tra i vincitori faceva la fame la povera gente ugualmente”.
Il tutto accompagnato da un commovente lyric video, realizzato dal disegnatore Stefano Ricci, con la collaborazione di Ahmed Ben Nessib, utilizzando la tecnica del gesso bianco su carta nera.
Un lavoro minuzioso costituito da 4705 immagini, fotografate una per una, senza alcun ausilio di tecniche di animazione digitale.
Guardate. Ascoltate.
E pensateci un po’ su.