di Diego Perugini

Trent’anni di Punkreas. La band di Parabiago celebra il traguardo con una grande festa, sabato 25 gennaio all’Alcatraz di Milano (ore 21, euro 17.25; in apertura Il Corpo Docenti), con ospiti ‘O Zulù dei 99 Posse, Modena City Ramblers, I Ministri, Seby dei Derozer, Auroro Borealo, Rezophonic, Ketty Passa ed Eva Poles.
Punkreas

Non solo Sanremo (per fortuna). In giro si parla anche d’altro. Come dei 30 anni dei Punkreas. La band di Parabiago celebra il traguardo con una grande festa, sabato 25 gennaio all’Alcatraz di Milano (ore 21, euro 17.25; in apertura Il Corpo Docenti), con ospiti ‘O Zulù dei 99 Posse, Modena City Ramblers, I Ministri, Seby dei Derozer, Auroro Borealo, Rezophonic, Ketty Passa ed Eva Poles. Ce ne parla Noyse, storico chitarrista del gruppo.

Come sarà il live?

Si snoderà su due momenti: prima “Paranoia Domestica”, ovvero la parte pre 2000, e poi “Pelle Ruvida”, quella post 2000. E sarà un concerto lungo e corposo con tanti amici coi quali abbiamo condiviso palchi e battaglie.

Un bel traguardo: inevitabile chiedervi un piccolo bilancio.

Ne abbiamo passate tante, ma la costante resta lo stupore di essere ancora qui a 30 anni di distanza. Abbiamo iniziato nel 1989, quando il punk non se lo filava nessuno e l’ondata dei Green Day era ancora da venire. Ma il punk si adattava bene al nostro sentire. Eravamo spinti da un’urgenza, non avevamo una progettualità, avevamo voglia solo di divertirci e raccontare delle cose.

In tutto questo tempo, però, sarete un po’ cambiati…

Sì, siamo diventati un po’ “bipolari”. Nel senso che siamo cresciuti, abbiamo messo su famiglia, quasi tutti abbiamo dei figli. C’è l’ordinaria quotidianità, ma poi quando saliamo sul furgone si ricrea il “miracolo” di 30 anni fa. E, comunque, il modo di pensare punk ci accompagna nella vita di tutti i giorni: e per reggere certi consigli di classe a scuola ce ne vuole!

Ha senso essere punk nel 2020?

Ora più che mai. Penso, soprattutto, ai giovani di oggi, che stanno anche peggio di noi al tempo. Gli hanno tolto tutto, anche la speranza, e vivono nel precariato. Avrebbero tutto il diritto di prendere il microfono e urlare la propria rabbia.

E voi?

Andiamo avanti per la nostra strada. Nel nostro best c’è un singolo, “Sono vivo”, che parla di come sia importante restare umani. E’ il primo indizio della nostra nuova direzione, abbiamo già tanti pezzi pronti. Anche se per tutto il 2020 festeggeremo live.