di Diego Perugini

Ultimo, "Colpa delle favole", cover
Ultimo, “Colpa delle favole”

Confesso di essermi un po’ infastidito ascoltando il nuovo cd di Ultimo, “Colpa delle favole”. E ci credo, ironizzeranno i detrattori più maliziosi. In realtà non perché le canzoni fossero così brutte, in fondo trattasi di buone ballate nel solco di una lunga tradizione pop, ma per il costante clima da sfogo lamentoso dei testi. Perché quasi tutto l’album ruota intorno a un concetto: Ultimo ha raggiunto il sogno, cioè il successo, che però non è così tutto rose e fiori come s’aspettava.

La favola, insomma, mostra un’altra faccia. Quella di dover convivere con gli aspetti meno piacevoli e meno artistici del successo, dal dividere tempo e luogo con “gente in cravatta” all’invasione della propria privacy. E, allora, giù geremiadi assortite su bel tempo che fu, quando stava con gli amici e aveva una vita normale, sognando magari di volare via dai casini e dallo stress del quotidiano.

Mi sono detto: ma guarda questo, a 23 anni è ricco, famoso, riempie i palazzetti, le ragazze gli corrono dietro e lui si lamenta se qualcuno gli disturba il pranzo per un selfie. Pensa, allora, a chi sta male davvero, il lavoro non ce l’ha o viene sfruttato. O anche chi, nel nostro piccolo di freelance, si sbatte per una decina di euro (se va bene) a pezzo.

Ultimo, "Colpa delle favole", ritratto
Ultimo, “Colpa delle favole”

Tutte cose che ho pensato d’istinto, a rischio di qualunquismo. Poi, riflettendo con più calma, sono tornato alla logica conclusione che tutto è relativo e ognuno ha le sue rogne, grandi o piccole. E che Ultimo, in fondo, ha tutto il diritto di propinarci le sue paturnie in musica. Piacciano o meno.

Ho cercato di capirne di più nel corso di una breve intervista e il ragazzo m’è parso sincero. M’ha raccontato a voce i suoi dubbi, le sue fragilità, il suo tormento. Sa che, se vuole andare avanti, deve imparare a conviverci. A un certo punto mi dice: “Devo prendere il pacchetto completo, ed è giusto così. Il successo è arrivato da poco, devo abituarmi, ci sto provando, non è facile. Però c’è chi sta peggio. E in confronto ad altri lavori, quel che mi viene chiesto è accettabilissimo. Anche se non mi piace”.

Insomma, un primo passo verso la maturità, la crescita personale, l’accettazione di quel “pacchetto completo” che è il successo, ma anche la vita coi suoi alti e bassi e i suoi inevitabili compromessi. A noi, quando ci si perdeva in inutili capricci, veniva ripetuto il celebre motto: “Hai voluto la bicicletta? E adesso pedala!”. Capito, Ultimo? Daje.