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Tag: Coma_Cose

Oddio, sono tornato a vedermi un concerto!

I Coma_Cose al Carroponte di Sesto San Giovanni per il "Nostralgia Tour".

Dove eravamo rimasti?

Ah sì. A un periodo in cui uscire e vedersi un concerto era una piacevole normalità, una dolce routine spazzata via da quel che sappiamo. Ma prima o poi si doveva riprendere. E l’ho fatto anch’io.

A piccoli passi, in un luogo amico e vicino casa, il vecchio Carroponte. E con un live senza fronzoli e senza troppe pretese, di un duo che mi è sempre stato simpatico, i Coma_Cose, in giro per l’Italia col “Nostralgia Tour” (qui date e biglietti).

Superato il primo imbarazzo, è stato come riprendere ad andare in bicicletta. Ti ci (ri)abitui subito. Senti il calore della gente, le risate, gli applausi. La musica che arriva forte (ma non troppo) dalle casse, quelli sul palco che si danno da fare, un clima di distensione, di voglia di non pensarci più su.

Roba che ti fa passare oltre anche ai soliti maleducati, tipo quelli che parlano a voce alta, che si muovono avanti e indietro a prendere le birre, che sfumazzano una sigaretta dietro l’altra. O quelli, che mai capirò, che vanno ai concerti e chiacchierano per tutto il tempo col compagno/a di sedia.

Certo, c’è qualcosa di diverso. Meno gente, perché di più non si può. I vuoti obbligatori fra una sedia e l’altra. E quelle mascherine un po’ su e un po’ giù, perché è dura tenersi una ffp2 per due ore. E, poi, come fai a cantare?

I Coma_Cose hanno fatto il loro dovere. Già erano un piccolo cult prima di Sanremo, ma dopo il festival i loro fan sono aumentati esponenzialmente.

Lo capisci perché quando fanno “Fiamme negli occhi”, arrivata nelle retrovie della classifica finale, la platea si incendia (scusate, non ho resistito al gioco di parole). Tanto da risuonarla voce e chitarra come ultimo bis.

Un’ora e un quarto di live, il loro, con band sullo sfondo e tanti piccoli grandi inni di vita quotidiana (e metropolitana). Milano al centro, le sue vie, i suoi bus e i suoi locali, graffi rap e carezze melodiche, le voci di Fausto Lama e California che si alternano e si amalgamano.

In mezzo tanto romanticismo (mai stucchevole), briciole di malinconia e tanta energia, i dubbi e le difficoltà di crescere, la voglia di vivere.

Le canzoni le conoscono tutti e tutti le vogliono cantare: “Granata”, “Mancarsi”, “Beach Boys distorti”, “Squali”, “Anima Lattina”. E via così.

Si esce col sorriso sulle labbra, più distesi e rilassati. Ed è già qualcosa.

Forse un nuovo inizio.

Metti una sera con… Gazzelle

Gazzelle, live al Rugby Sound Legnano. ©elenadivincenzo
Gazzelle, live al Rugby Sound Legnano. ©elenadivincenzo

Ogni tanto è piacevole sentirsi fuori posto. Trovarsi in un ambiente diverso, lontano da te. E, dopo la titubanza iniziale, scoprire di stare bene. Anzi benissimo. Mi è capitato l’altra sera al Rugby Sound di Legnano, dove sul palco c’era un “double bill” all’italiana.

Roba da giovani, gente intorno ai 30 anni e anche meno, che potrebbero tranquillamente essere figli miei. È la generazione di riferimento di Coma_Cose e Gazzelle, i due headliner di serata.

Dei primi ho già scritto su questo blog, apprezzandone il mix fra rap, pop e canzone d’autore, con rime non banali e non volgari. A Legnano fanno il loro, dimostrando di avere stoffa e già un pubblico che li segue e li ama.

Anche se, va detto, il grosso è lì per Gazzelle, piccolo grande fenomeno dell’it-pop. Tanti fan, molte ragazze, che conoscono a memoria i brani dei suoi due album, “Superbattito” e “Punk”. Lui sta sulla scena un po’ goffo e un po’ sbruffone, sullo stile del suo idolo Liam Gallagher, occhiali scuri, sigaretta e gintonic.

“Ciao regà”, ripete spingendo forte sull’accento romano. E canta le sue storie d’amore un po’ sfigate, mescolando ritmi elettropop e ballatone romantiche. Da “Meglio così” a “Tutta la vita” e “Scintille” fino all’ultimo singolo “Polynesia”, agrodolce tormentone.

Sono belle canzoni, che descrivono bene paturnie e malumori dei millennials, fra romanticismo quotidiano e sbornie da delusioni. Gazzelle piace perché è credibile e racconta un mondo vero, che conosce sulla pelle. E, in qualche modo, riesce a coinvolgere pure chi, come me, da quel mondo è lontano mille miglia.

Saranno i riff orecchiabili, i tanti riferimenti a passate stagioni di pop e dintorni (Oasis in primis) o l’inesorabile voglia di restare giovani che cova in tutti noi intorno (e oltre) i 50.

Comunque sia, si esce contenti dall’arena, rincuorati anche da una fresca brezza notturna, vera manna in questi giorni di torrida afa, mentre sullo sfondo scorrono le note della beatlesiana “All You Need Is Love”. Perché alla fine si ritorna sempre lì.

p.s. Se v’interessa, sul numero di “Grazia” ora in edicola c’è una mia lunga intervista a Gazzelle per il suo libro di poesie, “Limbo”. Come diceva Sophia Loren… accattatevillo!

Gazzelle, intervista su Grazia di Diego Perugini
Gazzelle su “Grazia”

Il fascino discreto dei Coma_Cose

Coma_Cose, è uscito il loro primo album, "Hype Aura". Un lavoro originale e creativo, che fugge gli stereotipi del rap.
Coma_Cose (foto Melania Andronic)

Non solo droga, lusso, abiti firmati, sesso, dissing, linguaggio basico e volgarità assortite. Ogni tanto il mondo del rap e dintorni sforna qualcosa di diverso. Piacevole e, a suo modo, raffinato.

Come il disco d’esordio dei Coma_Cose, “Hype Aura”, duo milanese già entrato da un po’ nel giro dei nomi da tenere d’occhio grazie a vari singoli, ep e live.

A dirla tutta non proprio di rap duro e puro si tratta (e per fortuna). Nel mondo di questi ragazzi ci sono pop, elettronica, canzone d’autore e altro ancora. E funziona.

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