di Diego Perugini

Comincia la bagarre sanremese ed arrivano, inevitabili, le polemiche degli esclusi. Stavolta tocca a Pierdavide Carone & Dear Jack che sul Corriere della Sera si dichiarano delusi da Baglioni e dalla sua scelta. La loro “Caramelle”, insomma, non è piaciuta al divo Claudio: “È un cantautore e mi sarei aspettato più empatia visto il tema del brano”, ha spiegato Carone dalle colonne del quotidiano milanese, aggiungendo un sospetto di “censura”, perché loro vengono dai talent e non avrebbero quindi l’autorevolezza e neanche il phisique du role per affrontare certi argomenti. “Caramelle”, infatti, parla di pedofilia dal punto di vista di due giovani vittime.

Le prime volte che l’ho sentita non sapevo dell’esclusione sanremese. E l’ho trovata brutta, approssimativa, troppo incline alla ricerca dell’effetto choc. E troppo simile nella struttura a “Non mi avete fatto niente” della coppia Meta-Moro (vincitori dell’anno scorso al festival), come anche nelle sonorità e nell’argomento “impegnato”. Là era il terrorismo, qui l’abuso sui minori. Col sospetto che volessero sfruttarne l’onda e replicarne il successo. Il fatto che l’avessero proposta per Sanremo mi rende ancora più scettico sulla loro buona fede. E, comunque, diciamola tutta: non basta una tematica importante (e meritevole di denuncia) per fare una bella canzone. Il mondo del pop (e non solo) è pieno di tali esempi in negativo (e magari un giorno ci tornerò su).

Comunque sia, un risultato Carone & Dear Jack l’hanno già ottenuto: gli attestati di stima di tanti colleghi (Giorgia, Nomadi, Negramaro, Ermal Meta e altri), l’attenzione dei media e un certo airplay radiofonico. Baglioni ha replicato diplomaticamente durante la conferenza stampa sanremese, limitandosi a smentire l’ipotesi censoria. Da vecchia volpe della scena musicale ha probabilmente fiutato il bluff e stoppato una brutta copia della vincente 2018. Come dargli torto?