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Il “Sorriso” di Calcutta

Calcutta in concerto, foto di Giuseppe Maffia

I miei 25 lettori (25 per davvero, altro che citazione manzoniana…) sapranno già che ho un debole per Calcutta e la sua poesia del quotidiano messa in canzone. Perciò ho gradito assai l’idea di un surplus di musica dalle session di “Evergreen”, che verrà ripubblicato il 28 giugno in una doppia versione con inediti (“Evergreen… E altre canzoni”).

Dopo l’assaggio di “Due punti” ecco il singolone vero e proprio, fatto per mandare in solluchero i tanti cuori di panna d’Italia. S’intitola “Sorriso (Milano Dateo)” e racconta una classica storia alla Calcutta, un amore malinconico, da ricordare con nostalgia, ambientato nella Milano di periferia. Con citazione en passant della mia città, Sesto San Giovanni: non è il primo a farlo, però così pop mai nessun altro. Lo ringrazio anche per questo.

Campanilismo a parte, è una gran bella canzone pop, romantica e melodica al punto giusto, con quei guizzi linguistici che evitano di cadere nello sdolcinato. Ce ne sono diversi da far entrare nel dizionario “calcuttiano”: da “Un sorriso ti spaccherà in tre” a “Che torni a casa e poi ti strucchi con il pianto” fino a “E ho fatto le cose più brutte/ Che se mamma sapesse rimarrebbe male”.

Ciliegina sulla torta, il video con protagonista Metroman, l’esuberante tizio che, con microfono e altoparlante a ruota, da anni “diletta” i viaggiatori della metro meneghina.

E ora il tour. Prossima data il 25 all’Ippodromo per il Milano Summer Festival (e io ci sarò). Poi Roma, Napoli e festival vari nella lunga estate calda che verrà.

Il mio Calcutta, “Evergreen” e il nuovo tour

In occasione del nuovo tour, un ritratto del numero 1 dell’it-pop contemporaneo. Signori e signore, ecco a voi Calcutta e le sue canzoni. Perché mi (ci ) piace così tanto e altre riflessioni sparse.

di Diego Perugini

Calcutta concerto di Verona (Giuseppe Maffia)

Con Calcutta m’è capitata una cosa strana, inusuale, che non mi succedeva da tempo immemore: innamorarmi di una canzone. Un giorno, quasi per caso, sul web mi sono imbattuto in “Orgasmo”. Video di romanticismo quotidiano, situazione cinematografica, melodia struggente, parole non banali. “E’ un sacco che non te la prendi/è un sacco che non mi offendi/e che non sputi allo specchio per lavarti la faccia”. Non riuscivo a smettere d’ascoltarla, me la sono addirittura salvata sullo smartphone, neanche fossi un adolescente in fregola invece che un ultracinquantenne con alle spalle stagioni e stagioni di rock e dintorni. E mi sentivo un po’ rincoglionito, lo confesso.

Fino all’arrivo di “Pesto”, che ho atteso sin anche con un filo d’ansia. Sicuramente sarà una delusione, mi dicevo. E all’inizio, infatti, ci sono rimasto un po’ così. “Esco o non esco?/fuori è caldo ma è normale ad agosto” fino a quel “Ueee deficiente” del ritornello. No, non è all’altezza di “Orgasmo”, lo sapevo. Ma già al secondo ascolto vacillavo e cambiavo idea, complice un altro video semplice e ad effetto. Quindi, “Paracetamolo”, stesso discorso. Primo ascolto deludente, poi crescita costante e inarrestabile, con citazione di merito per l’“incipit” geniale (“Lo sai che la Tachipirina 500 se ne prendi due diventa 1000”) e quel “ponte” sospeso e poetico (“Canto di gabbiano dentro la mia mano…”).

Le canzoni di “Evergreen”, l’ultimo album

Infine, il disco completo, “Evergreen”, una mezz’oretta di pop d’autore del nuovo millennio. Mi è molto piaciuto. Non tutto al top, forse, ma ci sono alcuni pezzi memorabili. Come “Briciole”, uno dei miei favoriti, dove ci ritrovi la tradizione dei cantautori italiani anni 60 e arrangiamenti che rimandano alla lezione di Brian Wilson. O “Dario Hubner”, struggente riflessione sul tempo sottratto agli affetti veri. Ma anche la psichedelia circense di “Rai” e la vena più rock, quasi battistiana, di “Kiwi” con un altro intrigante passaggio nel ritornello (“Mondo cane, tu fatti gli affari tuoi”).

Il segreto di Calcutta. Ma perché mi (ci) piace così tanto?

Ma qual è il segreto di Calcutta e perché mi (ci) piace così tanto? Probabilmente perché sa mescolare mondi diversi con grande abilità e spontaneità. A spulciare i suoi brani senti il peso di tanti ascolti del passato, dai già citati Battisti e Brian Wilson, sino a Dalla, Carboni, Venditti e così via, una sensibilità rétro mediata col gusto indie contemporaneo. Il tutto con un linguaggio semplice e immediato, fra immagini, guizzi verbali e giochi di parole inattesi e spesso sorprendenti. Niente di costruito o paludato, storie d’amore quotidiano raccontate sul filo di una malinconia latente. E vincente. In più ha una voce particolare, non bella in senso classico, ma perfetta per raccontare il suo mondo.

Calcutta, “Evergreen”, Bazzano 
Quattro chiacchiere con Calcutta

Siccome m’era piaciuto così tanto, ho voluto incontrarlo. Su di lui ne avevo lette tante, che era scontroso, laconico, scostante. Chissà… Dopo un paio di settimane di mail col suo manager, fisso finalmente un’intervista per “Metro”, il free press con cui collaboro. E mi ritrovo davanti un ragazzo in calzoni corti e maglietta casual. E’ sulle difensive, ma si scioglie quando capisce di aver di fronte uno che del gossip se ne frega. E che, soprattutto, le sue canzoni le ha ascoltate per bene.

Gli chiedo del successo piombatogli addosso. Si schernisce, ma si capisce che è un po’ a disagio: “Mah, io cerco di fare le cose in maniera naturale, non rifletto molto su quel che accade. Non ci penso, ma vedo di tenere lontani i demoni dalla mia testa, a partire dalla pigrizia”.

Poi parla del disco: “In realtà doveva chiamarsi Classic, poi ho virato su Evergreen. Rappresenta il mio spirito rétro, amo gli anni 60, sono una fonte d’ispirazione. C’entra un po’ anche mio papà, che è musicista, suona cose napoletane classiche. A me piace la leggerezza, il gioco, ma in senso positivo, amo trovare un equilibrio di parole. Scrivo quando viene il momento giusto, ma ora sento di volere qualcosa di più. Vorrei parlare di cose meno contingenti, uscire dalle storie d’amore per affrontare argomenti più universali”.

Calcutta, “Evergreen”
Testi autobiografici. Tra romanticismo e malinconia

Nei testi tanta autobiografia, come in “Rai”, ispirata dal sofferto passaggio tv a “Quelli che il calcio”. Dove il nostro, a disagio nel clima goliardico della trasmissione, ha lasciato la scena in fretta, saltando a piè pari l’incombenza dell’intervista post-esibizione: “C’era un po’ di tensione, ma forse è anche un po’ colpa mia. Io non leggo i giornali, non guardo la tv, non so come ci si comporta in uno studio. E quella volta è andata così. Ma alla fine niente rancore, per me la Rai è come una nonna che ti vuole bene. Però, è vero, ho una paura fottuta dei giornalisti, non so mai bene come comportarmi. Per questo, a volte, dicono che sono scontroso, che non parlo. Dipende tutto dall’empatia che si crea con chi ho di fronte. Di te, per esempio, so che posso fidarmi. Sei venuto qui con una maglietta dei Beatles, si vede che lo fai per passione” dice indicando la mia t-shirt dedicata ai fab-four.

Sorrido e confermo. Gli dico che mi è piaciuta molto la sua “Dario Hubner”. E anche qui c’è della vita vissuta: “Ho letto un articolo su questo calciatore, che per star vicino alla moglie ha rinunciato a un ingaggio nella Premier inglese ed è rimasto a giocare in provincia. In un momento di malinconia mi ci sono rivisto: ero in giro per lavoro e stavo trascurando una persona importante. Per il futuro mi piacerebbe mettere un freno a questa vita vagabonda, magari sposarmi”.

Calcutta & Elisa

Alla fine mi confida persino di una storia d’amore a cui tiene molto, con tutti i dubbi, le paure e le speranze di quando sei all’inizio e non sai come andrà a finire. Glielo chiederò al nostro prossimo incontro, se mai accadrà. Intanto le cose gli vanno bene. I due live estivi negli stadi, il film “Tutti in piedi”, la canzone scritta per Elisa, “Se piovesse il tuo nome” (ora uscita anche in duetto, assai meglio). L’altra sera l’ho visto anche più disinvolto e ironico in tv nel programma di Fabio Fazio. E, da gennaio, il tour nei palazzetti. Ecco le date. Ci vediamo là?

Ed ecco il nuovo tour

17 gennaio 2019 – Ancona – PalaRossini (data zero)
19 gennaio 2019 – Padova – Kioene Arena
20 gennaio 2019 – Milano – Mediolanum Forum
21 gennaio 2019 – Milano – Mediolanum Forum
23 gennaio 2019 – Bologna – Unipol Arena
25 gennaio 2019 – Bari – Palaflorio
26 gennaio 2019 – Napoli – Palapartenope
5 febbraio 2019 – Roma – Palalottomatica
6 febbraio 2019 – Roma – Palalottomatica
9 febbraio 2019 – Acireale (Ct) – Palasport