di Diego Perugini

Grande concerto di Michael Kiwanuka al Fabrique di Milano
Michael Kiwanuka

Ogni tanto capita di dover ringraziare i colleghi. Alfredo Marziano e Claudio Todesco, tanto per fare un paio di nomi e cognomi, che coi loro giudizi entusiastici mi hanno stimolato ad approfondire il discorso su Michael Kiwanuka. Per poi farmi spingere, in una fredda notte dicembrina (la stessa della prima scaligera), fino al Fabrique di Milano, scomodo e inospitale club in una brutta zona periferica, dove però almeno la musica si sente bene.

E, pur nel casino di una sala traboccante di gente, ho apprezzato la vena di questo ragazzone nero di 32 anni, britannico di origini ugandesi. Pubblico dai 30anni in su, con molti cinquantenni (e oltre) riuniti ad ascoltare questo talento naturale, dall’aria semplice e da antidivo. Perché questa è musica per adulti, che affonda le sue radici negli anni Settanta della black-music più intrigante, che va da Gil Scott-Heron a Marvin Gaye, senza dimenticare la lezione d’amore e sofferenza del grande Otis Redding.

Nella proposta di Kiwanuka c’è tutto questo, ma senza sterili scopiazzature, anzi sul palco il nostro porta una personalità sicura e quasi spiazzante, senza pose e ruffianate. Simpatico, ma di poche parole. E va benissimo così. Uno spettacolo scarno e senza fronzoli, con solo un buon impianto luci a sottolineare i diversi mood delle canzoni: con lui una band solida, con chitarre e tastiere in evidenza, e un paio di ottime coriste ad accentuare le emozioni.

Michael ha una voce forte e potente, ma densa di sfumature, in più suona la sei corde con bravura, stile vecchia maniera, con qualche lungo assolo in coda ai pezzi. Che siano ballad strappalacrime, funk incalzanti, divagazioni psichedeliche o più scarne canzoni d’autore, Kiwanuka centra sempre il bersaglio. “You Ain’t The Problem”, “Black Man in a White World”, “The Final Frame” e altri gioielli, sino ai bis finali con le hit del cuore di molti fan: “Home Again”, “Cold Little Heart” e una lunga, vibrante versione di “Love & Hate”. Che, dopo un paio d’orette ad alta tensione, manda tutti a casa confusi e felici.