di Diego Perugini

Enrico Ruggeri, foto di ANGELO TRANI
Enrico Ruggeri, foto di Angelo Trani

Enrico Ruggeri l’ha definita “una delle più belle canzoni che ho scritto”. Pensavo esagerasse, ma già la prima volta che l’ho ascoltata ho provato qualcosa. Di bello, di toccante, di commovente. Arriva in coda al suo nuovo cd, “Alma”, come una sorta di chiusura del cerchio. S’intitola “Forma 21” e racconta gli ultimi momenti di vita di Lou Reed, uno dei numi tutelari del cantautore milanese. Enrico la canta in prima persona dalla prospettiva di Lou, che sorretto dalla moglie Laurie Anderson esegue la Forma 21, una figura di Tai Chi che rappresenta l’elevazione verso il cielo.

Un episodio raccontato dalla stessa Anderson e trasfigurato da Ruggeri, che ci mette molto del suo immaginario. Poche immagini a descrivere il bilancio di una vita fino a “l’immobilità di quell’attimo prima dell’infinito” e le mani giunte come in una preghiera. Una ballata poetica e ispirata, con un ritornello in cinese che mette i brividi e un breve solo di chitarra in stile Oasis. “Ma non è lugubre, anzi è una storia vera, intensa e positiva. E’ capitato anche a me di vedere morire delle persone e in comune avevano tutte un’ultima espressione di stupore, forse per il luogo a cui si stavano accostando. Il che lascia aperti degli scenari imperscrutabili”, spiega Enrico.

Un brano, insomma, che vola alto e ti resta dentro, regalandoci un momento di spiritualità e sereno distacco dalle fugaci cose del nostro quotidiano. Dategli un ascolto, non ve ne pentirete. E’ la ciliegina sulla torta di un album (il suo 35°!) per altro riuscito e intrigante, con sonorità rinnovate, grinta live e niente computer. Col piccolo (ma decisivo) aiuto degli amici Decibel e la consueta vena letteraria di Rouge, uno dei pochi in giro che sa raccontare il nostro mondo con poesia e senza retorica. E, fatto non trascurabile, anche in un buon italiano.