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Sanremo 2020, vince Diodato!

di Diego Perugini

Vince Diodato. E meno male. Evidentemente il mio endorsement in tempi non sospetti ha portato bene. Vince un bravo artista, che ha seguito un percorso di crescita lento ma coerente. E che ora ne raccoglie i frutti.

E vince la canzone migliore, “Fai rumore”, una emozionante ballata che mescola pop d’autore e sonorità internazionali, coi vecchi Radiohead nel cuore. Poi Diodato canta bene, anzi benissimo, arriva in alto e tocca le corde dell’anima. Racconta una storia d’amore che diventa manifesto universale della necessità di rompere le barriere dell’incomunicabilità, del parlarsi, del “fare rumore”. Del confronto anziché dello scontro, ancora più necessario in questi tempi difficili, di odio e di urla.

Un tema affine a quello cantato da Francesco Gabbani in “Viceversa”, secondo arrivato. Si parte sempre da una storia di coppia, in cui è necessaria la reciprocità, un dare e avere, un “viceversa”, appunto. Sentimenti che è necessario estendere a tutti i rapporti, anche quelli più quotidiani, vincendo l’individualismo sfrenato dei nostri giorni. Chiamatelo altruismo, empatia, condivisione o, più semplicemente, umanità.

Il tutto sul filo di una canzone pop lieve e delicata, meno estroversa dei tormentoni del passato ma ugualmente orecchiabile. Piccolo particolare: dopo due vittorie, al terzo Sanremo l’artista toscano arriva secondo. Non è da tutti, segno che sa intercettare i gusti e il sentire della gente. Chapeau.

Terzi arrivano i Pinguini Tattici Nucleari, outsider come lo furono i “regàz” de Lo Stato Sociale. Poco nota al pubblico generalista, la band orobica è invece amata dalle nuove generazioni: infatti a guardar bene il cast sanremese, sono fra i pochi a riempire i palazzetti. Non a caso il loro live al Forum d’Assago del 29 febbraio è sold out da tempo.

“Ringo Starr” è una canzoncina divertente e divertita, metafora della solita “vita da mediano”, l’essere normali (anche un po’ sfigati, perché no?) in un mondo che ci vuole supereroi. Tema non nuovo (se ci pensate anche “Nessuno vuole essere Robin” di Cremonini gira intorno a quel concetto), ma svolto con simpatia, ironia, ritmo e un pizzico di goliardia. Un verdetto finale che, al netto dei gusti personali, mi sembra tutto sommato giusto.

Si chiude, quindi, il sipario su un Sanremo di discreto livello, dove non sono mancate le buone canzoni e dove le peggiori sono quasi finite tutte nelle retrovie della classifica. Adesso, come sempre, toccherà a vendite, streaming e visualizzazioni dire l’ultima parola. E non è difficile prevedere un pronto riscatto, in tal senso, per l’esuberante Elettra Lamborghini e la sua “Musica (e il resto scompare)”, già in odor di tormentone radiofonico.

Al prossimo anno, al prossimo Sanremo.

Ore piccole a Sanremo. E intanto Gabbani è primo

di Diego Perugini

In passato mi vedevo il festival dall’inizio alla fine, a volte riuscivo a sbirciare persino qualche passaggio del “Dopofestival”. E senza per forza arrivare all’alba. Stavolta no. Ho mollato il colpo dopo l’1 e mi sono buttato fra le amate coltri. Perché la mattina c’è da fare, mica esiste solo Sanremo.

Troppa carne al fuoco in questa edizione. Troppi ospiti, siparietti, monologhi, divagazioni e via perdendo tempo. Coi cantanti in gara che si esibiscono a ore improbabili, con lunghe pause fra l’uno e l’altro.

Così non va. Come se le canzoni, il concorso, la sfida, fossero semplici accessori (non i più importanti) di un monumentale carrozzone di spettacolo. Fosse per me, ridimensionerei tutto e metterei al centro le canzoni in gara, belle o brutte poco importa. Così che senso ha?

Però gli ascolti vanno bene, molto bene (ma il gradimento?), quindi facile intuire che si andrà avanti così, anche se Amadeus ha promesso che stasera si finirà prima. Amen.

A proposito, la classifica provvisoria vede Francesco Gabbani in testa. E, stavolta, senza filastrocche giocose e scimmie sul palco, ma con un brano più riflessivo, quasi filosofico. Evidentemente il cantautore toscano ha un feeling speciale con le giurie. Sa arrivare subito alla gente, merito non da poco. Salirà sul podio anche quest’anno?

Ultimo, invece, il tanto vituperato Junior Cally. Ma non l’ho visto. A quell’ora dormivo, sognando (forse) un Sanremo diverso.