di Diego Perugini

Sanremo 2020, polemiche su Junior Cally.

Non c’è Sanremo senza polemiche, è un vecchio ritornello. E anche per quest’anno ci siamo. Stavolta al centro c’è il caso Junior Cally, su cui si sono scatenate virulente discussioni su delicate tematiche come sessismo e violenza sulle donne. Non starò a riassumere la vicenda, in tanti l’hanno fatto (vedi qui), mi permetto solo qualche riflessione. E qualche domanda.

Per esempio: ma chi mette in piedi un cast non studia un po’ la storia dei vari concorrenti? A maggior ragione quando si tratta di Sanremo, spettacolo nazional-popolar-familiare, dove anche il minimo particolare fuori luogo può scatenare un pandemonio. Ancor più a maggior ragione quando si sceglie un artista rap, genere da sempre territorio fertile per contenuti forti, più o meno discutibili.

Davvero, dunque, non si sapeva nulla dei “trascorsi” di Junior Cally? Oppure s’è fatto finta di nulla, pur di accaparrarsi un nome di tendenza e far vedere che si guarda anche ai “ggggiovani”? Oppure, ipotesi più perversa, lo si è fatto apposta, seguendo il celebre motto “Bene o male purché se ne parli”? Comunque sia, la gazzarra è cominciata ed è lungi dall’essersi conclusa.

Si parla di libertà d’espressione, di arte di ieri e di oggi, si citano esempi del passato (spesso a sproposito), si fanno paragoni arditi e via sproloquiando. I politici, come al solito, ci hanno messo il becco. E, come al solito, hanno dato il peggio di sé. Perdonate il qualunquismo, ma non dovrebbero occuparsi di altro? Vecchia storia anche questa.

Sento, infine, da più parti voci di “censura”, una parola che mi fa paura. E dall’effetto controproducente. Ma il problema credo sia a monte. E molto serio: la progressiva mancanza di cultura, educazione, rispetto. Qualità tutte da coltivare nelle scuole, in famiglia, nel nostro piccolo quotidiano. Quando iniziamo?