Franco Battiato, credito Roberto Pagliani_lr

Franco Battiato è malato, lo si sa da tempo. Di cosa e a quale stadio, invece, non si sa. Giuste questioni di privacy. Peccato però che sui media e sui social fiocchi una ridda di indiscrezioni, polemiche e gossip al limite della decenza. Anzi, oltre.

Giusto qualche giorno fa, poco prima dell’uscita del nuovo cd “Torneremo ancora”, è arrivato l’ennesimo scoop di un presunto collaboratore del Maestro, che spara a zero sull’uscita discografica con frasi tipo “cercano di tenere in vita qualcosa che è già morto”. E giù altri fiumi di parole e discussioni.

Spiace che in tutto il bailamme di morbosi pettegolezzi ci vada di mezzo la cosa più importante: la musica. E’ vero, non si tratta di un vero disco “nuovo”: perché sono di registrazioni di un paio d’anni fa, colte durante le prove dei concerti con la Royal Philharmonic Concert Orchestra. E anche l’unico inedito, il brano che dà il titolo al disco, risale più o meno a quel tempo.

Da qui, però, a parlare di speculazione commerciale ce ne corre. Anzi, ho il sospetto che chi ne scrive indignato non abbia nemmeno sentito il disco, ma parli per partito preso.

Perché l’album, in realtà, è assai bello. Ascoltare senza pregiudizi per credere. In scaletta ci sono classici e pezzi meno noti, con una super orchestra a sottolineare suggestioni e melodie, senza band di supporto. La voce e l’orchestra. E le canzoni, tutto qui. Da “Come un cammello in una grondaia” a “I treni di Tozeur”, da “Le sacre sinfonie del tempo” a “E ti vengo a cercare”. Versioni da brivido.

Paradossalmente è proprio l’inedito “Torneremo ancora” a non far gridare al miracolo: una canzone del Battiato più spirituale, che con voce fragile e sofferta parla di trascendenza, trasmigrazione delle anime e vita oltre la morte, temi a lui cari e ricorrenti nella sua produzione.

Così come la musica, che batte territori già ampiamente sperimentati. Qualcuno vi ha visto una sorta di testamento spirituale, lasciandosi influenzare dalle notizie sul suo precario stato di salute, ma il pezzo in tutta onestà non è all’altezza di tanti precedenti capolavori, pur innalzandosi di cento spanne rispetto alla media delle uscite discografiche contemporanee.

Mi auguro quindi che il Maestro, nonostante le voci scoraggianti, trovi la forza di scrivere altre canzoni. Ancora più belle, sempre più belle.