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Dylan, McCartney, Rolling e gli altri: i grandi vecchi del rock (che non mollano mai)

I grandi vecchi del rock non mollano. Come i Rolling Stones, di nuovo live da settembre negli Usa.

Saranno pure dinosauri fuori dal tempo, eppure i nostri grandi vecchi del rock hanno ancora qualcosa da dire. E lo dicono benissimo.

Bob Dylan, per esempio, con “Shadow Kingdom” ha dato un esempio di cosa vuol dire creare un evento in streaming. Non il solito concerto, ma qualcosa di più. Un piccolo film dallo stile originale e inusuale, con cui dare ancora più lustro a una manciata di canzoni doc, lasciando da parte molti dei classici più noti.

Lo stesso Dylan, il 17 settembre, pubblicherà “Springtime In New York” (1980-1985)”, sedicesimo capitolo della serie Bootleg, con tanti inediti che faranno la gioia dei fan.

Restando sulla stretta attualità, ecco un paio di dischi di classe da due storici “eroi” della canzone d’autore americana: Jackson Browne con “Downhill from Everywhere” e David Crosby con “For Free”.

Due bei lavori, intensi e poetici, con cui ovviare all’orgia di “musica leggerissima” della stagione più calda dell’anno.

L’infaticabile Paul McCartney ha appena sfornato l’innovativo video di “Find My Way” (feat. Beck), in cui grazie agli effetti speciali di Hyperreal Digital sembra tornato il Beatle con frangetta anni 60.

E mentre Bruce Springsteen ha scritto un libro assieme all’ex presidente Usa Barack Obama, “Renegades: Born in the U.S.A”, in uscita il 26 ottobre, i Rolling Stones annunciano per settembre il ritorno live negli States col loro “No Filter” tour.

Può bastare?

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Paul McCartney

Ho scritto poco, anzi pochissimo, in questo tempo di quarantena. Perché non me la sentivo, ero come svuotato, provavo il desiderio di fare altro. Staccare la spina. E così ho fatto. E, poi, non volevo intasare il web di altri fiumi di parole, c’erano già così tanti commenti, dibattiti, opinioni, critiche, denunce e via dicendo. Di tutto e di più. Anzi, troppo.

E la musica? A dirla tutta, davvero non si è mai fermata, nel bene e nel male. Dai canti collettivi sui balconi agli streaming e ai concerti virtuali, mentre nella casella mail sfilava tristemente la ridda delle news sulle cancellazioni dei tour. Le iniziative, le polemiche e le proteste, poi. Con media e social ad amplificare tutto, anche qui nel bene e nel male. Chi capisce e chi no, chi prova a (ri)costruire e chi spara a zero, sempre e comunque.

I lavoratori della musica chiedono giustamente aiuto e sostegno dal governo (La Musica Che Gira), ma anche per noi giornalisti son tempi duri fra chiusure di testate e compensi sempre più striminziti. Gli spettatori vogliono indietro i soldi dei concerti annullati (e non generici voucher), con la punta dell’iceberg del caso McCartney. Ci si divide pure sulle modalità di ripartenza, mentre arrivano tristi comunicati sulla chiusura definitiva di club, teatri e rassegne. E’ uscito anche qualche disco, ma col contagocce (il 19, però, è in arrivo Dylan), perché gli artisti preferiscono attendere tempi migliori.

Intanto qualcuno riprova davvero a partire col live, con tutte le precauzioni del caso. L’iniziativa Live Is Live, che lunedì 15 coinvolgerà una serie di regioni con concerti di Boosta, Ascanio Celestini, Giovanni Truppi e altri. I mini-tour già annunciati di Gazzè, Diodato e Silvestri e alcuni festival che confermano la loro programmazione (Tones On The Stones, Santarcangelo, Occit’amo…). Sarà un nuovo inizio? Si spera. E, magari, mi tornerà pure la voglia di riprendere a scrivere.