di Diego Perugini
C’è tanta voglia di live. Me lo dicono gli artisti che intervisto, lo sento nel contatto (più o meno) diretto con la gente, colleghi inclusi. E, allora, a piccoli passi e con le dovute cautele, si prova a ripartire. Giorno dopo giorno la lista di chi quest’estate tornerà a calcare un palco si allunga: Diodato, Gazzè, Vasco Brondi, Silvestri, Fabi, Bugo, Dente, Gualazzi, Cristina Donà, Irene Grandi, Nek, Gabbani sono i primi che mi vengono in mente. Li spingono motivazioni umane, artistiche ed economiche. Poche date in posti circoscritti e a ranghi ridotti, magari, ma è già qualcosa.
Si comincia a muovere anche la macchina dei festival: confermati, tra gli altri, Tones of the Stones, Santarcangelo, Occit’amo, Estate Sforzesca, Cinzella, Indiegeno e Time in Jazz. Certo, si naviga a vista e la normalità degli affollati live nei palazzetti e negli stadi è lontana assai: se ne riparla nel 2021, se tutto andrà bene. Ma, intanto, conviene vedere il classico bicchiere mezzo pieno. E, magari, partecipare allo spettacolone gratis di venerdì 2 al Cortile delle Armi di Milano, organizzato da Slow Club. Titolo emblematico: “Tutti fuori dalla rete, finalmente dal vivo”. Ci saranno Mussida, Andy dei Bluvertigo, Saturnino, Pino Scotto e molti altri.
Purtroppo tocca anche segnalare delle tristi note. Sempre a Milano, dopo la chiusura del circolo Ohibò anche il Serraglio si arrende. Un piccolo locale vivace e alternativo, che non è riuscito ad andare avanti. Su Facebook saluta tutti con un messaggio semplice e struggente. E un invito al pubblico, polemico ma non troppo, a essere curioso, a riscoprire la vera musica e a vivere i club, dimenticando gli hype del momento, i like virtuali e l’illusorietà dei social.
Alla dolente lista si aggiunge ora il nome di un altro storico club meneghino, la Blueshouse, costretta a chiudere i battenti causa emergenza pandemia. Sigh.