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Arrivano i Guns N’Roses (forse). Ma non ci sono solo loro.

Altra settimana di fuoco per la Milano dei concerti. Domenica a San Siro arrivano i Guns N'Roses. Ma c'è molto altro. Di Diego Perugini per mannaggiallamusica.it

Altra settimana intasata di live a Milano. Davvero tante le proposte (e sicuramente ci dimenticheremo qualcosa), a ognuno il suo.

Cominciamo dalla fine, ovvero domenica 10 luglio, quando allo stadio di San Siro arriveranno i redivivi Guns N’Roses col loro rock sfrontato e caciarone, che nel bene e nel male ha segnato un’epoca.

Axl Rose e Slash saranno in prima fila in un concerto che s’annuncia lungo e ricco di classici, come “Welcome to the Jungle”, “Sweet Child o’ Mine”, “November Rain” e il bis di “Paradise City” (ore 20, da euro 57.50).

Un’incognita però è lo stato di salute del cantante, che ha causato l’annullamento della data di Glasgow. Milano, al momento, è confermata. E i fan incrociano le dita.

A San Siro, mercoledì 6 luglio, ritroveremo anche il controverso rapper Salmo (ore 21, da euro 40.25), mentre è già tutto esaurito per le tre date dei Pinguini Tattici Nucleari, stasera, mercoledì e giovedì, al Mediolanum Forum d’Assago col “Dove eravamo rimasti tour”.

All’Ippodromo Snai San Siro, per il Milano Summer Festival, saranno di scena Achille Lauro con un progetto fra musica e arte NFT (domani) e i maestri dell’elettronica inglese Chemical Brothers (giovedì 7).

Al Carroponte, ecco domani le giovani promesse delle canzone d’autore americana Phoebe Bridgers e Clairo, seguite venerdì dagli Eugenio in via di Gioia e domenica 10 dai Gogol Bordello. Sempre domenica 10, ma agli Arcimboldi, inizia il tour italiano del compositore francese Yann Tiersen.

Torna anche il tradizionale festival di Villa Arconati in quel di Castellazzo di Bollate: si parte giovedì con Dargen D’Amico, quindi Lucilla Giagnoni (venerdì), Enrico Intra Trio (sabato) e Alan Clark (domenica all’alba).

L’estate sta finendo. E il futuro è un’ipotesi (anzi, un’incognita)

Abba, credito: Baillie Walsh

L’estate sta finendo, come capita ogni anno. Ed è stata un’altra estate un po’ strana, vissuta fra i soliti tormentoni di stagione e i concerti ancora a ranghi ridotti.

Nel bel mezzo sono arrivate due notizie che ci riconducono al nostro passato. La morte di Charlie Watts, batterista dei Rolling e icona defilata, figura imprescindibile per chi, come noi, ha vissuto e amato la storia della più grande rock’n’roll band del mondo. Amen.

Per un grande che se ne va, ecco qualcuno che ritorna. Come gli Abba, emblema di certo pop leggero eppur geniale, che magari ascoltavamo di nascosto per non farci prendere in giro dai rockettari più indefessi. I quattro svedesi pubblicheranno un disco a novembre, “Voyage”, mentre il maggio prossimo terranno un concerto digitale già definito “rivoluzionario”. Si vedrà.

A proposito di live, in agosto c’è stata l’uscita improvvida di Salmo con la sua esibizione semi-clandestina, di cui abbiamo già parlato. Discutibile, certo, ma esemplare nel sottolineare i gravi problemi di un’intera categoria che chiede riaperture a pieno regime per non morire. Il futuro è un’ipotesi, come cantava Ruggeri. Anzi, un’incognita.

Intanto riprendono a uscire nuovi dischi. Il Van De Sfroos intenso e contaminato di “Maader Folk”, per esempio. Ma anche Fask e Mannarino, mentre il 24 settembre toccherà alla “cantantessa” Consoli con “Volevo fare la rockstar”.

Ottobre si aprirà con “Flop” di Salmo, poi scenderanno in campo un po’ di big: LP, Coldplay, Duran Duran, Elton John, Ed Sheeran. A novembre, oltre ai già citati Abba, arriveranno novità dalla superstar Sting e da re Vasco.

Insomma, si va avanti. E speriamo bene.

Salmo sì, Salmo no. L’inattesa polemica d’agost0

Salmo organizza un concerto senza il rispetto delle norme anti-Covid. E scoppia la polemica. Ma intanto il mondo del live rischia grosso.

Pensavo che per quest’estate ci saremmo limitati alle geremiadi contro i tormentoni latin e reggaeton, invece è scoppiata la bomba Salmo. Che merita qualche riflessione al di là degli schieramenti.

La storia, ormai, la sanno pure i sassi: il rapper sardo ha tenuto un live gratuito in quel di Olbia, saltando a piè pari le norme anti-covid, cioè numero chiuso, mascherine e distanziamento. Col fine ultimo di stigmatizzare la penosa situazione del sistema della musica dal vivo, snobbata e penalizzata dalle istituzioni. Motivazione anche condivisibile, molto più discutibile l’approccio.

A seguire polemiche e insulti sul versante social, fra chi condanna l’operato (giudicato irresponsabile) di Salmo e chi ne esalta l’artistica spinta libertaria. Col prezzemolino Fedez a menare le danze, uno che non perde occasione di parlare e far parlare di sé (e a questo punto l’idea che il signor Ferragni scenda in politica, che all’inizio mi sembrava peregrina, oggi mi sembra meno assurda).

Lo confesso. Sono confuso e infelice. Perché intanto constato, per l’ennesima volta, che nel nostro Paese ognuno fa quel che vuole: lo conferma, tanto per fare un esempio, il caso del rave non autorizzato nel Viterbese, proseguito per giorni in sprezzo a ogni forma di regola sino al tardivo sgombero pacifico.

E, poi, perché temo assai per il futuro della musica dal vivo: ci sono divisioni laceranti, opinioni contrastanti, egoismi serpeggianti, oltre al solito scarso sostegno delle istituzioni.

Chiaro che così non si potrà andare avanti per molto: i concerti a ranghi ridotti e con le ben note restrizioni non sono sostenibili a lungo per chi suona, chi organizza e chi ci lavora. E anche per gli spettatori è dura stare zitti e buoni per tutto il tempo, seduti e con mascherina. E’ una tortura e un controsenso per chi ama e frequenta i live.

Soluzioni? Le demando a chi ne sa (e può) più di me. Però, fate presto.

“Sanremo? No grazie”. Il gran rifiuto di Salmo

di Diego Perugini

Salmo ha detto no a Sanremo. Il rapper sardo non sarà ospite all'Ariston. "Non me la sento. Preferisco San Siro a Sanremo", ha detto.
Salmo: “Sanremo, no grazie”

Alla fine Salmo ha detto no a Sanremo, smentendo le voci che lo volevano ospite all’Ariston. La notizia era nell’aria già nel giorno degli ascolti per la stampa, poi il rapper ha confermato la sua scelta via social. “Non me la sento. Tra i due santi, Sanremo e San Siro, scelgo San Siro”, ha scritto, riferendosi al suo concertone meneghino del 14 giugno.

Non mi ha stupito. Semmai mi aveva stupito l’idea di Salmo in riviera. Che c’azzecca?, avrebbe detto quel tale. Troppo diverso, troppo fuori contesto. Per lui sarebbe stato più un rischio che un’opportunità. Il rischio di trovarsi nel posto sbagliato, venire frainteso, finire nel calderone delle polemiche, sputtanarsi. Perché a Sanremo, si sa, tutto viene esaltato all’ennesima potenza e ogni notizia (o pettegolezzo, poco cambia) è buona per scatenare la canizza dei cronisti in cerca di scoop.

Anche quest’anno il copione sembra non cambiare e l’ingenuo (?) Amadeus sta scoprendolo sulla sua pelle. Il gioco non vale la candela, deve aver pensato Salmo. Che è un tipo fatto a modo suo, ha già un bel seguito di fan e non ha bisogno di visibilità a buon mercato. Niente stress, niente disagio, insomma. Sanremo meglio guardarselo in tv. O, direttamente, passare oltre.