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Vasco a Milano!

Vasco a Milano! Arriva stasera all'Ippodromo il tour del "sacerdote del rock". Tutto esaurito per una notte di vita, emozioni e rinascita.
Foto da pagina ufficiale Facebook

Vasco torna stasera a Milano. Non nel “solito” San Siro, ma lì vicino, all’Ippodromo Snai.

Ma poco cambia, in fondo, per lui e per il suo popolo di irriducibili aficionados.

Sarà una festa grande, rimandata ai tempi per questioni di Covid, e ora rilanciata a piena voce.

Ci sarà il tutto esaurito, 80mila anime sconvolte e pronte all’ennesima messa laica del Blasco, “sacerdote del rock”.

E sarà un live ottimo e abbondante, sul filo della vita che riprende e delle emozioni che ritornano. Finalmente.

Tempo di rinascita, insomma.

Senza dimenticare l’angoscia di una guerra da condannare senza se e senza ma.

Spettacolo kolossal con tante luci e un’orgia di watt, due ore e mezza su un palco gigante con vari brani dall’ultimo (e non disprezzabile) album “Siamo qui”, gli immancabili classici e qualche ripescaggio a sorpresa qua e là.

Il suono, come al solito, sarà bello tosto e potente, con qualche spolverata funky e la presenza di una sezione fiati.

Ma, soprattutto, ci sarà lui, Vasco.

E va bene, va bene così.

p.s. Qui ultimi aggiornamenti e notizie utili.

I settant’anni di Vasco Rossi, spericolato a vita

Settant'anni di Vasco Rossi. Il rocker festeggia un traguardo importante. E non vede l'ora di tornare in tour. Tanti auguri! Di Diego Perugini per mannaggiallamusica.it

Il mio primo vero incontro con Vasco fu con “Vita spericolata” in un Sanremo di tanti anni fa. Al tempo ero un giovane universitario di belle speranze, con tante idee e tante aspirazioni.

E quella canzone mi colpì al cuore anche solo dallo schermo di una vecchia tv dal tubo catodico. Quelle parole, quella musica, quel ritornello. Quella voglia di vivere al massimo.

Arrivò penultimo, ma per me (e tanti altri) avrebbe meritato il primo posto.

Il tempo, poi, gli avrebbe restituito tutto con gli interessi.

Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e oggi Vasco compie 70anni, traguardo importante per il più rock degli artisti italiani.

E lo festeggia con un regalo per sé e per i fan, un mini cartone animato in cui rivive la sua vita in ascensore.

Annuncia, quindi, di stare bene e non vedere l’ora di tornare sul palco. Perché quella è la sua dimensione ideale.

Chi non l’ha mai visto dal vivo non può capire. Perché, lo si è scritto tante volte, quella di Vasco è davvero una sorta di messa laica che raccoglie gente di generazioni diverse, nonni, figli e nipoti uniti ad ascoltare e cantare il verbo.

Un rito catartico contro il logorio della vita moderna. Per scacciare via le paturnie del quotidiano, i brutti pensieri, i casini. Ne abbiamo bisogno. Oggi più di ieri.

Quindi, tanti auguri Vasco. E, se tutto andrà bene, poi ci troveremo (come le star) al tuo Live Tour 2022, da maggio fra stadi e arene.

p.s. Intanto per i fan, stasera su Nove alle 21.15 andrà in onda il film “Vasco Rossi – Questa storia qua”, che racconta la sua vicenda umana e artistica.

“Siamo qui”, parola di Vasco

E' uscito "Siamo qui", il nuovo album di Vasco Rossi. Un disco rock, nel suo stile, alla vecchia maniera. E l'anno prossimo l'atteso tour.  Il commento di Diego Perugini

Se n’è già scritto in lungo e in largo già molto prima dell’uscita. Ma ora “Siamo qui” è finalmente disponibile anche per i comuni mortali. Parliamo del nuovo di Vasco Rossi, naturalmente, il diciottesimo della sua carriera.

Com’è? Beh, è un disco di Vasco. E tanto basta. Nel senso che si prende e si porta via a scatola chiusa, tanto comunque vada sarà un successo. Lo confermano i vari sold out del tour negli stadi di primavera-estate 2022, sempre che la pandemia non faccia brutti scherzi.

E’ un disco nel solco della tradizione, senza particolari novità, virato sul déjà vu autoreferenziale. Il che non per forza deve essere un male.

Vasco la butta spesso sul rock arrembante (“XI Comandamento”, “Tu ce l’hai con me”, “L’Amore L’Amore”), per poi distendersi nelle classiche ballatone (“Ho ritrovato te”, “Un respiro in più”, la “title-track”) o in qualche piacevole deriva pop (“La pioggia alla domenica”).

Tutto molto “suonato”, senza ricorrere agli artifizi elettronici tanto in voga. Alla vecchia maniera, per capirci. Con qualche arrangiamento sfizioso qua e là, fra chitarrone schierate, echi di tango, tocchi di piano, fiati e archi in libertà e, persino, un che di psichedelico (il sapore quasi mistico di “Prendiamo il volo”).

I testi mescolano pubblico e privato: c’è lo sguardo sul mondo egoista, volgare, arrogante e cattivo che tutti viviamo, raccontato fra rabbia, ironia e disincanto. E c’è il lato più intimo, le storie d’amore sempre un po’ complicate, da prendere così come vengono.

Vasco si rivolge spesso a “tu” e “noi” generici, e asciuga ancor di più le sue già minimali liriche. Spiega poco, procede per flash e lascia all’ascoltatore l’interpretazione. Laconico nei testi, ma assai disponibile nelle interviste a fornire la sua chiave di lettura. Anzi, su Amazon Music, c’è persino una versione Enhanced, col suo commento vocale canzone per canzone.

Insomma, è l’album di un (quasi) settantenne che ha ancora una voglia matta di suonare e dire la sua. Vitale, energico, catartico. Com’è sempre stato e sempre sarà pure il suo live.

Quanto ai paragoni col passato e le gloriose hit di un tempo, ci sembra tutto un po’ inutile. O, per usare un aggettivo oggi tanto di moda, stucchevole.

Il Vasco di oggi è questo qua. E, alla fine, non è poi così male.

Il 2021 riparte da Vasco (ma non c’è solo lui…)

VASCO 2 – Foto © Gianluca Simoni per Chiaroscuro Creative

Come annunciato in pompa magna, il 2021 si è aperto col nuovo singolo di Vasco Rossi, “Una canzone d’amore buttata via”, presentata nel corso del programma “Danza con me” di Roberto Bolle. E’ Una ballatona rock alla sua maniera, sin troppo classica e autoreferenziale, che anticipa un album in uscita dopo l’estate. Nell’attesa, sono in arrivo a gennaio diversi titoli di vario genere.

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Vasco Rossi e il “nuovo” Colpa d’Alfredo

Vasco Rossi, in uscita il cofanetto per i 40anni di "Colpa d'Alfredo"
Vasco, foto copertina cofanetto “Colpa d’Alfredo”, autore Mauro Balletti

Vasco Rossi ha promesso nuova musica per l’inizio del prossimo anno, ma intanto per i fan è in arrivo il 27 novembre un succoso cofanetto. Protagonista è “Colpa d’Alfredo”, il suo terzo album, che compie 40anni e viene ripubblicato debitamente rimasterizzato da Sony Music Legacy.

Non è il miglior album di Vasco, ma è comunque un momento importante nella sua carriera, una sorta di ponte verso il rock da stadio che verrà. Vi ritroviamo suoni più duri e immediati, il chitarrista Solieri in pianta stabile e testi più diretti e cattivelli.

La nuova versione esce con la vera copertina, quella che Vasco avrebbe voluto: lui in primo piano con occhio nero e volto tumefatto, foto (di Mauro Balletti) invece relegata sul retro nel disco del 1980. Questione di autocensura? Probabile.

Così come il primo singolo: doveva essere “Colpa d’Alfredo”, ma quell’incipit destinato a fama imperitura (“Ho perso un’altra occasione buona stasera/ è andata a casa con il negro, la troia!”) fu giudicato un po’ troppo spinto e si virò sulla più innocua “Non l’hai mica capito”. Vasco, per altro, non ha mai rinnegato la frase, riportandola al contesto goliardico e autoironico dell’epoca.

E’ il disco anche di una toccante ballata pianoforte e voce, “Anima fragile”, un culto per i fan, racconto autobiografico della rinuncia a un amore per “colpa” della musica.

Quella canzone viene riproposta oggi con un suggestivo videoclip d’animazione che racconta di seconde occasioni e di quelle connessioni fra le persone così importanti nella vita di tutti. Oggi ancor più di ieri.

L’album esce in tre versioni: la più lussuosa e ambita è il cofanetto che include cd, vinile, 45 giri, gadgets e un libro del giornalista Marco Mangiarotti coi racconti dello stesso Vasco e le testimonianze dei musicisti.

Classica strenna natalizia, a 85 euro circa. Per chi se lo può permettere. Altrimenti le più semplici edizioni in cd e vinile.

Vasco Rossi 1980. Photocredit Angelo Deligio Mondadori Portfolio

Vasco in tv, “La tempesta perfetta”

di Diego Perugini

Ieri sera lo speciale su Vasco Rossi su Rai1, “La tempesta perfetta”. Una lunga serata celebrativa del Modena Park, concertone dei record di tre anni fa.
Vasco, “La tempesta perfetta” su Rai1

Come tanti, ieri sera, mi sono visto in tv lo speciale su Vasco, “La tempesta perfetta”. Una lunga serata celebrativa su Rai1 del Modena Park, concertone dei record di tre anni fa. Una maratona, dalle 20.30 a mezzanotte, con interviste, commenti e tanta musica. Non pensavo avrei resistito, soprattutto a causa della concorrenza delle partite di calcio, invece ho mollato (temporaneamente) le altalenanti sorti del Milan e mi sono lasciato trasportare dalle ali del rock.

Poi, per carità, non tutto era proprio perfetto. Per esempio, l’intervista m’è parsa sin troppo ossequiosa (ma quando c’è Vasco esce sempre qualcosa di interessante). E, poi, non so voi, ma io non sopporto quando gli attori si mettono a recitare i versi delle canzoni, scatta immediata la ricerca del telecomando. Ma tant’è. Son quisquilie, in fondo.

Piuttosto mi ha colpito il tono generale, celebrativo certo, ma anche nostalgico e un po’ malinconico. Tipico delle cose bellissime che non torneranno più, amplificato all’ennesima potenza dalla situazione di stallo in cui ci troviamo. Che ti fa sembrare una serata magica di soli tre anni fa un evento così lontano.

Poi per fortuna c’è Vasco. Ci sono le sue canzoni. Rock tosto e carezze romantiche. Le ascolti, vedi i ragazzi sotto il palco pazzi di gioia che cantano tutto a memoria. Dal divano di casa non è lo stesso, però in qualche modo qualcosa arriva comunque.

E mi ha stupito, ancora una volta, quella capacità di sintesi. Quel sapere scrivere testi semplici, elementari, senza fronzoli. Ma che colpiscono molto più di tanti arzigogoli letterari. Sarà la sua voce, il modo di cantare, l’espressività. Chissà. Ma intanto, citando il Maestro, va bene, va bene così.