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Mese: Settembre 2020

I 70 anni di Renato Zero

Renato Zero compie oggi 70 anni. E si regala un trittico di nuovi dischi di inediti, “Zerosettanta”, da far uscire da qui a novembre.
Renato Zero ai tempi di “Zerofobia”

Renato Zero compie oggi 70 anni. E si regala un trittico di nuovi dischi di inediti, “Zerosettanta”, da far uscire da qui a novembre. Buon per lui, ma non voglio parlare di questo. Zero non lo sa, ma in un certo periodo della mia vita sono stato un suo fan. Direi (quasi) un “sorcino”.

Tutto nacque da “Zerofobia”, del 1977. All’epoca ero un ginnasiale già infatuato di pop e rock anglosassone, dai Beatles ai Rolling, da Lou Reed a Springsteen. Eppure quel disco mi colpì, così come il personaggio Zero, ambiguo e ammiccante, trasgressivo.

“Mi vendo”, “Vivo”, “Morire qui”, “Manichini” fino all’apoteosi enfatica di “Il cielo”. Fu un colpo di fulmine, non riuscivo a smettere di ascoltarlo. Così andai in fretta a ritroso, recuperando gli album precedenti, “Invenzioni” e “Trapezio”, e imparando i pezzi a memoria.

Mio papà, poliziotto come quello di Renato, mi guardava con perplessità. Idem gli amici e i compagni di classe, che non capivano questa mia “debolezza”. Io, però, andavo avanti per la mia strada, nonostante ironie e sfottò.

Ricordo ancora l’emozione di un concerto al teatro Odeon di Milano a fine anni 70, sala strapiena, biglietti trovati per un soffio, in piedi nella calca. Ma felici.

L’infatuazione durò un po’, poi gradualmente scemò. Anche e sopratutto perché Zero mutò pelle. Divenne più retorico e meno caustico, più predicatore e meno provocatore. I nuovi dischi mi piacevano sempre meno, così tornai al rock e gli amici (e anche papà) tirarono un sospiro di sollievo.

Zero, poi, l’ho incontrato diverse volte per lavoro, ma non gli ho mai confessato il mio passato “sorcino”. Prima o poi lo farò. Anche perché quei dischi e quelle canzoni mi sono rimasti dentro. Ogni tanto li riascolto, li so ancora a memoria. E sono bellissimi.

Perciò, tanti auguri Renato. Cento di questi zerogiorni.

Le “Rarities” di Lucio Battisti

E' uscito "Rarities" di Battisti. Un disco che raccoglie 16 rarità del grande Lucio. Provini, canzoni in lingue straniere e altro. Tutto molto curioso
Lucio Battisti, “Rarities”, copertina

Lucio Battisti è uno dei miei artisti preferiti di sempre. E ogni volta che esce qualcosa che lo riguarda, dischi sopratutto, non riesco a far finta di niente. Anzi, mi ci butto con curiosità. Come per questo “Rarities”, uscito da poco per Sony Music.

Il titolo dice già tutto, perché in scaletta ritroviamo 16 “rarità” del repertorio del grande di Poggio Bustone, per altro ben note ai fan e ai collezionisti più accaniti (qui un approfondimento ad hoc).

L’ascoltatore meno “scafato”, invece, potrà ritrovare qualcosa di nuovo, diverso. Inedito, anche se inedito non è. Anzi, lo confesso, alcune di queste canzoni me l’ero perse anch’io, che pur bazzico da tempo il mondo (libero) battistiano.

Ci sono una versione differente di “Per una lira”, con un’introduzione folk che ricorda molto la vecchia “Eve Of Destruction” di Barry McGuire (è il 1966, del resto), e una versione lunga di “Pensieri e parole” con una coda strumentale orchestrale.

E, poi, i tanti provini per canzoni poi date ad altri: la bellissima “Vendo casa”, l’incalzante “La spada nel cuore” (resa famosa da Little Tony) e la sorprendente “Perché dovrei”, con una brillante interpretazione soul di Battisti.

Infine ci sono i pezzi cantati in altre lingue (con basi musicali praticamente uguali), che fanno un po’ sorridere. A partire dai titoli, come “Una muchacha por amigo”, versione spagnola di “Una donna per amico”. O “Ma chanson de libertè”, ovvero “Il mio canto libero” in francese.

Massimo rispetto per lo sforzo, insomma, ma Lucio lo preferiamo in italiano. Lo confermano i ben noti brani in inglese, come “To Feel in Love” (“Amarsi un po’”), tratta da “Images”, sfortunato album americano.

Concludendo: se volete approfondire un altro lato, meno conosciuto, di Battisti date una chance a questo “Rarities”. Altrimenti state sereni e tornate a riascoltare (e anche cantare e suonare) “La canzone del sole”, “Emozioni” e i tanti classici di un genio senza tempo.

“Paolo Conte, Via con me” arriva al cinema

Arriva al cinema dal 28 al 30 settembre "Paolo Conte, Via con me", il docufilm di Giorgio Verdelli. Nella foto un curioso ritratto del cantautore astigiano ad opera di Guido Harari.
Paolo Conte, foto di Guido Harari

Se siete fan dell’avvocato astigiano (ma se anche non lo siete, va benissimo lo stesso) non perdetevi “Paolo Conte, Via con me”, che arriva al cinema per tre soli giorni, dal 28 al 30 settembre, dopo essere stato presentato alla mostra di Venezia. E’ quel che si dice un docufilm, che tratteggia la vita e le opere del grande cantautore mescolando ingredienti diversi.

Alla base c’è una lunga intervista del regista Giorgio Verdelli, in cui Conte racconta e si racconta, spaziando dagli inizi come trombonista “sotto le stelle del jazz” ai tanti pezzi composti per gli altri, dall’arte di scrivere canzoni al rapporto col successo, fino alle passioni private come pittura ed enigmistica.

Il tutto mescolato a varie testimonianze assortite, vecchie interviste, commenti, riflessioni. E, soprattutto, tanta musica. Con spezzoni di concerti di varie epoche, dal passato remoto ai giorni nostri, con titoli come “Sparring Partner”, “Bartali”, “Gli impermeabili” e l’immancabile “Via con me”.

PAOLO CONTE, VIA CON ME: Al cinema solo il 28, 29 e 30 settembre. Trailer

E’ una gran bella storia da ripercorrere, che il film racconta con la voce narrante di Luca Zingaretti e una vecchia Topolino amaranto che gira per campagne e città. E’ vero: per chi (come me) conosce abbastanza bene le vicende del Maestro, non ci sono particolari novità.

Ma è assai piacevole lasciarsi andare ai ricordi sul filo di melodie splendide e parole evocative di mondi lontani. E ritrovare episodi e concerti di cui sei stato testimone in prima persona.

Il film, del resto, è ben “cucito”, agiografico ma non troppo, e leggibile a più livelli, ricco di tanti momenti memorabili: dalle incursioni di Benigni al Premio Tenco al rapporto con Enzo Jannacci (che Conte riteneva e ritiene “il più grande”). Ne esce il ritratto di un genio bonariamente burbero, di poche parole e tanta sostanza, misterioso e affascinante. Le chic et le charme. Appunto.

Esce venerdì 2 ottobre la ristampa in edizione limitata “Crytal Clear Vinyl” del primo famoso album dal vivo di Paolo Conte: “CONCERTI”. Due LP, 12’’ 180 gr., per la prima volta pubblicati in vinile “cristallo”, per valorizzare ancora di più la qualità sonora originale.
Paolo Conte, ristampa in vinile di “Concerti”

p.s. Per i superfan segnalo l’uscita, venerdì 2 ottobre, della ristampa in edizione limitata “Crytal Clear Vinyl” del primo famoso album dal vivo di Paolo Conte: “Concerti”. Due LP, 12’’ 180 gr., per la prima volta pubblicati in vinile “cristallo”, per valorizzare ancora di più la qualità sonora originale.