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Mese: Settembre 2021

Non sono un assassino

Non sono un assassino. Recensione film su L'angolo del cinefilo per mannaggiallamusica.it, il blog di Diego Perugini

Italia, 2019. Thriller, 111′. Regia di Andrea Zaccariello. Con Riccardo Scamarcio, Alessio Boni, Edoardo Pesce. Su RaiPlay.

Noir all’italiana, con protagonista un ambiguo vicequestore (Scamarcio) accusato di aver ucciso un giudice, nonché suo migliore amico. Il film si snoda attraverso una lunga serie di flashback e salti temporali, che ben presto confondono il povero spettatore. E non è l’unico difetto di un lavoro che ha comunque il merito di tener desta l’attenzione fino alla fine. Curiosa la scelta di una colonna sonora prog, con un vecchio disco degli ELP.

La Favorita

La Favorita, recensione per L'angolo del cinefilo su mannaggiallamusica.it, il blog di Diego Perugini

USA, 2018. Biografico, 120′. Regia di Yorgos Lanthimos. Con Olivia Colman, Rachel Weisz, Emma Stone.

Film storico, ambientato alla corte inglese di inizio XVIII secolo. Con al centro la debole e capricciosa regina Anna e uno strano ménage al femminile sullo sfondo della guerra e dei maneggi di potere. L’originale regista Lanthimos, assecondato da un ottimo cast, affronta la vicenda con uno sguardo per nulla retorico e parecchio decadente, anche sgradevole e crudele. In più, licenze poetiche, riprese deformanti, gusto del grottesco e citazioni assortite. Intrigante e disturbante. Eppure notevole.

Bentornata, Carmen. Che voleva fare la rockstar (e ci è riuscita).

Carmen Consoli ha pubblicato un nuovo album, "Volevo fare la rockstar". Un disco fra passato e presente, autobiografia e critica sociale, che ci invita a riscoprire il nostro "cuore".

Sono passati sei anni dal suo ultimo lavoro di inediti. Carmen Consoli s’è presa il suo tempo. E non è privilegio da tutti. Tempo per pensare, amare, crescere l’adorato figlioletto, curare gli affari di famiglia, godersi l’ordinaria quotidianità. Vivere, insomma. Che, poi, è la linfa da cui prendere ispirazione per fare musica e scrivere canzoni.

Ascoltando “Volevo fare la rockstar”, il suo nuovo cd, i vecchi fan troveranno buone vibrazioni e tante conferme. Perché Carmen non guarda alle mode, non ammicca al pop o alla trap, non si concede al giovanilismo d’accatto. Nel disco, semmai, ci senti la chitarra Rickenbacker, che sa tanto di anni Sessanta, e certe melodie carezzevoli, quasi un po’ rétro.

Nel corso della presentazione stampa, ha parlato tanto, al solito divagando qua e là, roba da riempirci pagine e pagine di pensieri e parole. Ma il filo conduttore di questo album che viaggia fra passato e presente, sogno e realtà, ricordi autobiografici e critica sociale, disillusione e speranza, rimane il “cuore”. Nel senso di passione, impegno, desiderio, amore. L’unico slancio emotivo che può salvare un’umanità allo sbando, egoista e votata al profitto.

“Se ricominciassimo a respirare col cuore…”, si augura Carmen nel singolo “Una domenica al mare”.

Come darle torto?

“Oasis Knebworth 1996”, storia di un concerto. E di un’epoca (che non c’è più).

"Oasis Knebworth 1996", il film. Storia di un concerto e di un'epoca (che non c'è più). Le canzoni di una band in stato di grazia e i racconti dei tanti fan presenti. Da non perdere

Fa una certa impressione, oggi come oggi, vedere un film come questo. Che racconta di un concerto speciale, un’adunata di 250mila anime confuse e felici. Roba che pare lontana anni luce dal nostro precario presente.

Anche perciò è assai bello tuffarsi in “Oasis Knebworth 1996”, che già nel titolo dice (quasi) tutto. Si racconta delle due serate magiche della band inglese, il 10 e 11 agosto di 25 anni fa a Knebworth Park, nell’Hertfordshire.

I fratelli Gallagher erano all’apice del successo e della creatività, con un seguito crescente di fan appassionati, che si riconoscevano nelle canzoni e nella storia proletaria del gruppo.

Il film, che sarà nelle sale dal 27 al 29 settembre (qui l’elenco), parte dall’inizio, dall’idea e dalla preparazione di un evento che cambierà la vita di molti ragazzi. E degli stessi Oasis. Scelta molto celebrativa, certo, ma lo spunto vincente è quello di unire l’epopea del gruppo ai ricordi nostalgici dei fan.

Erano altri tempi. Non c’erano social, non c’erano smartphone. E Internet non era ancora così dominante nelle nostre esistenze. I biglietti li trovavi dopo lunghe code ai botteghini o interminabili ore davanti a un telefono sempre occupato.

Tutto molto più scomodo, ma anche molto più romantico. Il viaggio per arrivare era un’avventura, e poi ti godevi il concerto senza stare a condividere video e foto coi tuoi follower.

“Oasis Knebworth 1996” palpita nelle storie agrodolci di tanti giovani dell’epoca, in quei due giorni di “pace, amore e musica”, una sorta di Woodstock britannica anni 90.

In perfetta congiunzione astrale con chi stava sul palco, una band arrogante e sicura di sé, che dispensava pezzi iconici con un tiro potente e deciso, le melodie beatlesiane unite alla ruvidezza post-punk.

Riascoltare così tante hit di fila mette i brividi (e tanto entusiasmo): “Columbia” “Acquiesce”, “Live Forever”, “Roll With It”. La dolcezza struggente di “The Masterplan”, la lunga “Champagne Supernova” con John Squire degli Stone Roses in un super-assolo di chitarra.

L’inevitabile omaggio a John Lennon di “I Am The Walrus”, fino all’apoteosi di “Don’t Look Back In Anger” e “Wonderwall”.

Tutti sapevano tutto a memoria. E tutti cantavano come se non ci fosse un domani. E, forse, era proprio così.

Martin Eden

Italia, Francia, 2019. Drammatico, 129′. Regia di Pietro Marcello. Con Luca Marinelli. Su RaiPlay

Liberissima trasposizione del capolavoro di Jack London in una Napoli indefinita, nei luoghi e nel tempo. Con una disinvolta regia d’autore che mescola fiction e riprese d’epoca, musiche fuori contesto e recitazione sopra le righe, tirate politiche e licenze poetiche. All’inizio intriga, alla lunga stanca un po’. Comunque interessante. E diverso.

Gli uomini d’oro

Italia, 2019. Commedia, 110′. Regia di Vincenzo Alfieri. Con Fabio De Luigi, Edoardo Leo, Giampaolo Morelli. Su RaiPlay

Curioso “film di rapina” all’italiana, basato su una storia vera. Diviso in capitoli, col leitmotiv di un vecchio derby Juve-Toro, analizza le diverse personalità dei protagonisti con un registro stilistico fra azione, commedia, noir e dramma. Non originalissimo, ma avvincente dall’inizio alla fine. E con una bella colonna sonora. Ciliegina sulla torta, un insolito (e credibile) De Luigi nella parte del cattivo.

L’estate sta finendo. E il futuro è un’ipotesi (anzi, un’incognita)

Abba, credito: Baillie Walsh

L’estate sta finendo, come capita ogni anno. Ed è stata un’altra estate un po’ strana, vissuta fra i soliti tormentoni di stagione e i concerti ancora a ranghi ridotti.

Nel bel mezzo sono arrivate due notizie che ci riconducono al nostro passato. La morte di Charlie Watts, batterista dei Rolling e icona defilata, figura imprescindibile per chi, come noi, ha vissuto e amato la storia della più grande rock’n’roll band del mondo. Amen.

Per un grande che se ne va, ecco qualcuno che ritorna. Come gli Abba, emblema di certo pop leggero eppur geniale, che magari ascoltavamo di nascosto per non farci prendere in giro dai rockettari più indefessi. I quattro svedesi pubblicheranno un disco a novembre, “Voyage”, mentre il maggio prossimo terranno un concerto digitale già definito “rivoluzionario”. Si vedrà.

A proposito di live, in agosto c’è stata l’uscita improvvida di Salmo con la sua esibizione semi-clandestina, di cui abbiamo già parlato. Discutibile, certo, ma esemplare nel sottolineare i gravi problemi di un’intera categoria che chiede riaperture a pieno regime per non morire. Il futuro è un’ipotesi, come cantava Ruggeri. Anzi, un’incognita.

Intanto riprendono a uscire nuovi dischi. Il Van De Sfroos intenso e contaminato di “Maader Folk”, per esempio. Ma anche Fask e Mannarino, mentre il 24 settembre toccherà alla “cantantessa” Consoli con “Volevo fare la rockstar”.

Ottobre si aprirà con “Flop” di Salmo, poi scenderanno in campo un po’ di big: LP, Coldplay, Duran Duran, Elton John, Ed Sheeran. A novembre, oltre ai già citati Abba, arriveranno novità dalla superstar Sting e da re Vasco.

Insomma, si va avanti. E speriamo bene.

5 è il numero perfetto

Italia, Belgio, Francia, 2019. Drammatico, 98′. Regia di Igort. Con Toni Servillo, Valeria Golino. Su RaiPlay

Noir in salsa napoletana, di derivazione fumettistica. E si vede. Originale nel suo stile, che gioca coi cliché del genere, racconta una storia di vendetta, amicizia e tradimento tra guappi anni 70. Insolito e avvincente, qualcosa di diverso (ma non troppo). Super, come al solito, Servillo.

Juliet, Naked – Tutta un’altra musica

Juliet Naked - Tutta un'altra musica. Recensione film su L'angolo del cinefilo per mannaggiallamusica.it, il blog di Diego Perugini

Gran Bretagna, 2018. Commedia, 105′. Regia di Jesse Peretz.
Con Rose Byrne, Ethan Hawke. Su RaiPlay

Da un romanzo di Nick Hornby, ecco una commediola in equilibrio fra sorrisi e sentimenti, rimpianti e nuove occasioni. Deus ex machina sarà una rockstar rediviva, spartiacque di una coppia in crisi. Film carino, che forse poteva essere anche meglio. Ma gli attori sono bravi e reggono il gioco fino alla fine.