Si parla di Musica! (e non solo)

Mese: Ottobre 2020

Ascolti d’autunno, da Springsteen a Bianconi

La musica è bella (anche) perché è varia. E ti permette di viaggiare fra stili e generi, sempre che si sia dotati di buona apertura mentale. Ci pensavo ascoltando due dischi così diversi in uscita di questi tempi: “Forever”, il debutto solista di Francesco Bianconi, e “Letter For You” di Bruce Springsteen.

Un accostamento che, forse, scandalizzerà qualcuno, ma tant’è. Dischi molto diversi, si diceva. Quasi antitetici già a partire dalla loro genesi. Springsteen torna col gruppo storico, la E Street Band, mentre Bianconi molla i suoi Baustelle, almeno temporaneamente.

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Francesco De Gregori – I testi

E' uscito "Francesco De Gregori - I testi", un libro di Enrico Deregibus che analizza nel dettaglio la storia delle canzoni dell'artista romano.
Francesco De Gregori – I Testi, copertina

Da qualche giorno è approdato sulla mia scrivania un libro importante, che mette quasi soggezione per la sua ingente mole: “Francesco De Gregori – I testi” di Enrico Deregibus (Giunti, euro 28). In copertina campeggia una bella foto in bianco/nero del Principe, all’interno in oltre 700 pagine ritroviamo l’analisi dettagliata delle sue tante canzoni, seguendo la cronologia degli album.

Ci sono i testi senza errori, le dichiarazioni del diretto interessato, il racconto di come e quando sono nati i pezzi, le piccole curiosità. E pure un pizzico di critica, ma senza esagerare. Meglio i fatti, insomma, delle opinioni soggettive. Deregibus ha fatto un lavoro tosto, certosino, con tanto di dettagliata bibliografia come nelle tesi di laurea.

Per capirci: non è una biografia da leggersi tutto d’un fiato con foto inedite, gossip sfiziosi e grafica accattivante. Ma un’opera seria e documentata, scritta con stile piacevole e accessibile, dove la stima dell’autore per il soggetto non cade mai nell’adulazione. Forse anche per questo lo stesso De Gregori ha dato il suo placet all’operazione.

Me lo sono letto a spizzichi e bocconi, partendo dalle mie canzoni preferite e poi risalendo a quelle meno note. Talvolta già sapevo tutto, in altri casi ho imparato qualcosa di nuovo. Il che è sempre utile.

Ci sono, per esempio, interessanti dissertazioni su “Alice”, da sempre considerato emblema del presunto “ermetismo” del cantautore romano, e su “Viva l’Italia”, bellissima canzone “di resurrezione” scritta nel 1979 e passata, nel corso del tempo, attraverso una lunga serie di vicissitudini.

Scopriamo che Francesco ama molto la dolente “Povero me” (tra i titoli preferiti anche da Vasco Rossi) e, invece, ha un controverso rapporto con “La leva calcistica della classe ‘68” e “La donna cannone”, adorate dal pubblico. E c’è, pure, una parte dedicata a “Mannaggia alla musica”, donata al tempo a Ron, brano che ha dato il nome a questo piccolo blog.

Insomma, tanta carne al fuoco per chi apprezza De Gregori e vuole approfondire con calma la sua poetica. Ricordatevelo quando verrà Natale (coi suoi regali).

De Gregori, Off The Record, locandina

p.s. Se volete vedervi De Gregori in concerto, eccolo (Covid permettendo) per tre date al Dal Verme di Milano, dal 4 al 6 dicembre, con suo “Off The Record”, concerto confidenziale e con scaletta variabile e umorale.

“Cinema Samuele”, torna Samuele Bersani

"Cinema Samuele", torna Samuele Bersani. Nuovo cd per il cantautore emiliano dopo 7 anni di assenza. Ed è uno dei migliori dischi del 2020.
Samuele Bersani, “Cinema Samuele”

E’ stata una esperienza strana e straniante. La prima conferenza stampa di un big musicale dopo il lockdown. Ci si guarda da dietro le mascherine, niente baci, abbracci, strette di mano. Poi ci si siede. Distanziati, naturalmente. Tutto molto surreale. E un po’ triste. Ma si va avanti, si deve andare avanti.

Ci prova Samuele Bersani, che ha voluto festeggiare i suoi primi 50anni con un disco importante, “Cinema Samuele”, e con una presentazione “de visu” in una grande sala dell’Odeon meneghino. Dopo sette anni da “Nuvola Numero Nove”, il cantautore emiliano torna con un disco molto sofferto: “Quello in assoluto a cui ho lavorato di più”, confessa. E si sente.

C’è molta musica, in queste canzoni, fra accordi complessi, arrangiamenti raffinati, ricerca, stili differenti, un pizzico di sperimentazione. Pop, rock, canzone d’autore, persino un po’ d’elettronica. Samuele dice di essere partito proprio da lì, da un’idea di colonna sonora, ancora senza melodia, con parole da cantare in finto inglese.

Anche se poi, al solito, si va sempre lì sui testi, a coglierne significati, rimandi, spiegazioni. Samuele ammette di essere stato in difficoltà: “Non riuscivo più a scrivere nemmeno la lista della spesa”, ricorda. Un blackout totale, da cui è uscito gradualmente: “Perché avevo necessità di vivere prima di scrivere. Sono una persona sensibile, nella mia vita è caduto un fulmine che ha bruciato le mie certezze. Non stavo bene in amore”, si lascia scappare. E non è difficile intercettare fra le righe le ferite della fine di una storia importante.

Così ha girato per l’Italia per ritrovare stimoli e ispirazione: prima un tentativo fallito nella solitudine di Ginostra, poi al lavoro in un appartamento alla periferia di Milano e quindi a Parma. Durante il lockdown girava in stampelle per un edema femorale, ma la fine della “chiusura” in qualche modo ha segnato anche la fine della sua crisi. Ha chiuso i testi e serrato le file, si è perso e ritrovato, nella vita come nel lavoro.

Il risultato è un disco cinematografico già dal titolo, con le citazioni dei registi preferiti in bella mostra sul retro di copertina. Fra i più recenti Samuele sceglie i giovani fratelli D’Innocenzo, a cui consegnerebbe con piacere le chiavi di un suo ipotetico film.

“E’ come una multisala, dove ognuno entra e sceglie il suo titolo. Una volta una ragazza durante un instore mi ha fatto il più grande dei complimenti. Mi ha detto: tu scrivi piccoli cortometraggi per non vedenti”.

E di questi piccoli “corti” ce ne sono dieci in un album dal taglio molto contemporaneo, che riflette sul mondo intorno a noi. Lo struggente singolo “Harakiri” racconta il buio e il disagio da cui, però, si può scappare: “Perché intravedo un’uscita di sicurezza, uno spiraglio di luce”. Così come in “Le Abbagnale”, con un bell’arrangiamento di fiati, storia di due donne che vanno a vivere insieme, sorta di elogio dell’amore universale.

“Il tuo ricordo”, brano a cui Samuele è legatissimo, è una ballata che descrive una visionaria lotta fra presente e passato, col primo che alla fine prevale sui rimpianti e le paturnie del secondo: “E’ la canzone che mi ha dato il via, il tornare a credere nella speranza. Una gemma, almeno per me”.

“Scorrimento verticale” e “Distopici (ti sto vicino)” sono due pezzi differenti ma accomunati dallo sguardo attento sull’attualità. Il primo, vagamente jazzato, critica la mania digitale dei nostri tempi: “In parte mi ci metto anch’io. Però mi colpisce vedere i ragazzi della mia Cattolica che la sera, invece di limonare, se ne stanno sulle panchine a smanettare con gli smartphone. Bisognerebbe recuperare la sacralità della noia, fonte di riscatto e immaginazione”.

Il secondo, invece, racconta di disastri ecologici e distanziamento emotivo, stigmatizzando “le paure e l’egoismo che ci tengono schiavi”.

Uno dei momenti più curiosi è “L’intervista”, dall’incedere quasi “dance”, dove Samuele si mette nei panni di un giornalista che deve intervistare un artista spocchioso e borioso. “L’opposto di quello che era Lucio Dalla, un maestro che mi ha insegnato il senso dell’umiltà. Mentre oggi c’è chi a 20 anni ha già quell’atteggiamento arrogante che mi sta sui coglioni”.

E’ un disco scritto e realizzato con amore, tra i migliori usciti in questo matto 2020, con quell’attitudine da artigiano che Bersani conserva gelosamente. “Canzoni in cuoio”, le definisce lui fra il serio e il faceto.

Comunque assai diverse dal quel che passa il convento. “Parlando da spettatore c’è fame di roba bella, di storie, di canzoni. Servono meno despaciti e reggaeton. Non amo la trap, faccio fatica a seguirla. Mi piace un certo tipo di rap, per esempio Salmo è eccezionale, un autore vero. Ma negli ultimi anni è uscita troppa fuffa dai talent, pezzi tutti uguali, intercambiabili”.

Il prossimo passo, assai atteso dai fan, è quello degli instore, dal 5 ottobre in alcune città italiane. A seguire, da metà aprile 2021, il tour.

Le date:

18 aprile Milano – Arcimboldi

27 aprile Bari – Teatro Team

29 aprile Catania – Teatro Metropolitan

3 maggio Bologna – Europauditorium

4 maggio Roma – Auditorium Parco della Musica

7 maggio Torino – Teatro Colosseo

10 maggio Firenze – Tuscany Hall

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