Si parla di Musica! (e non solo)

Mese: Settembre 2023 (Pagina 1 di 2)

Vai con l’Extralishow!

Fino a domenica al teatro Menotti c'è “Extralishow – Una storia punk ai confini della balera”. Il nuovo spettacolo degli Estraliscio.

Per lo meno è qualcosa di diverso. Uno spettacolo di quelli strani, sghembi, anarchici, scombiccherati. Ma, in fondo, divertenti. E, di questi tempi di omologazione e politicamente corretto, non è poco.

In “Extralishow – Una storia punk ai confini della balera”, ideato da Elisabetta Sgarbi con Eugenio Lio e in scena al teatro Menotti, troviamo di tutto e di più (a volte forse sin troppo).

Ci sono le parole e i travestimenti dell’attore Leo Mantovani e i disegni in diretta di Davide Toffolo, che ogni tanto scende dalla sua postazione e dà il suo contributo come leader (mascherato) dei Tre Allegri Ragazzi Morti.

Ci sono i ricordi delle vecchie balere e del mitico Raoul Casadei, ma anche le incursioni spiazzanti di Antonio Rezza coi suoi brani dissacranti e dissacratori, inclusa una preghiera molto (ma molto) sui generis.

E c’è, naturalmente, la musica degli Extraliscio, guidati da Mirco Mariani alle tastiere, agghindato da gran cerimoniere con estrose scarpe glitterate. Con lui la voce classica di Mauro Ferrara, campione del “liscio” in completo scuro e chioma corvina.

Anche qui massima libertà di espressione: si va dai classici “Romagna mia” e “Marina” alla dolcezza struggente di “Le nuvole” e alla più movimentata “La gazza chiacchierona”.

Si chiude con “Bianca Luce Nera”, il loro pezzo più noto, presentato a Sanremo nel 2021.

Per il bis tutti a ballare sul ritmo liberatorio di “Voglio vederti danzare”, cover del compianto Battiato. E si esce dalla sala col sorriso sulle labbra.

Si replica stasera (ore 20) e domani pomeriggio (ore 16.30).

Inoltre, lunedì 2 ottobre, in occasione della Festa dei Nonni, uscirà in digitale il nuovo brano degli Extraliscio “Nonni belli“, scritto da Mariani in onore dei suoi nonni Beppa e Guido.

“Quel gran genio…” di Battisti

Tre giorni di Lucio Battisti a Milano. Da oggi a domenica si svolgerà "Quel gran genio", con tanti appuntamenti ad hoc.  E concertone finale al Franco Parenti.

Di omaggi a Lucio Battisti ce ne sono tanti, anzi troppi. E non sempre all’altezza.

Quello in programma questo fine settimana a Milano, “Quel gran genio”, ha l’ambizione di andare un po’ più a fondo, cercando di restituirne una visione più completa.

E non limitata ai soliti grandi successi, ma estesa anche ad album di culto come “Anima latina” e ai lavori post-Mogol, come i “dischi bianchi” con Pasquale Panella.

Ecco, allora, una dozzina di appuntamenti sparsi in città, a partire da oggi, 29 settembre, data scelta non a caso.

Ci saranno proposte per tutti i gusti, con la direzione artistica di Francesco Paracchini di L’Isola che non c’era.

Quindi: momenti live, convegni con esperti e addetti ai lavori, esibizioni di busker, presentazioni di libri, persino un giro per il centro su un tram storico ATM con una colonna sonora ad hoc.

Qui trovate il programma completo e le modalità di partecipazione.

Il momento clou sarà il concerto di domenica 1 ottobre al Franco Parenti, alle 16.

Un live cronologico di tre ore, da “Per una lira” a “Hegel”, con tre band sul palco per un totale di 27 musicisti.

Tra cui Walter Calloni, Marco Sabiu, Patrizia Cirulli, docenti e allievi del CPM Music Institute, Folco Orselli, Giuseppe Garavana, Laura B, Roberto Pambianchi e Raffaele Kohler.

Qui i biglietti.

E buon divertimento!

Annalisa e il vortice del pop

E' la popstar italiana del momento. Tutti pazzi per Annalisa, in uscita venerdì col nuovo album  “E poi siamo finiti nel vortice”.

Da giornalista (o, forse, ormai dovrei dire ex) sono sempre incuriosito da chi ha successo. Anche se, magari, non è proprio la mia “cup of tea”.

Ancora di più quando l’exploit è forte, improvviso, inatteso. Come quello capitato ad Annalisa, che nel giro di un annetto s’è trasformata da eterna promessa a sfolgorante diva pop.

I numeri le danno ragione, a partire dai quattro platini di “Bellissima”, tormentone rimasto in classifica per un anno.

Seguito da una hit estiva come “Mon Amour”, quella del malizioso ritornello “Ho visto lei che bacia lui Che bacia lei, che bacia me…”, e ora dalla ballata più o meno romantica “Ragazza Sola”.

Tutte e tre contenute nel nuovo album (l’ottavo) “E poi siamo finiti nel vortice”, in uscita venerdì.

Lei si gode il momento di gloria senza tirarsela, anzi restando coi piedi per terra, retaggio di un’educazione solida e, chissà, di quella famigerata laurea in Fisica di tanti anni fa.

Dal vivo è bella, anzi bellissima. La voce pacata, il sorriso pronto, sembra tranquilla, rilassata.

Anche se quando le stringo la mano, alla fine, la sento freddissima. Segno che, forse, la tensione c’è. Eccome.

Lei stessa, a domanda precisa, racconta di una felicità estrema mischiata a grande responsabilità, lotta quotidiana con le aspettative e voglia di non deludere.

“Un’ansia da prestazione totale”, conclude.

Ma rivendica tutto il lavoro fatto prima, quello che un tempo si chiamava gavetta. “Il successo non è arrivato per caso, ma è il frutto della fatica di tanti anni, un passo alla volta, in divenire” chiarisce.

Poi, si sa, il successo è fatto di tanti ingredienti, spesso non pronosticabili. “Bellissima”, la hit della svolta, scopriamo per esempio che era stata scritta un paio d’anni fa e tenuta nel cassetto per lanciarla nel momento più opportuno.

Ci hanno azzeccato, complimenti. Complice una strategia di look diversi da accompagnare a ogni pezzo, perché, ovvio, non è solo questione di musica.

Comunque sia, quella di Annalisa è una proposta furba e accattivante, che mescola melodie tradizionali di facile presa a ballabili suoni elettropop anni 80, con testi semplici e diretti, molto contemporanei, quasi slogan veloci e d’effetto.

Specchio riflesso di un’immagine di donna libera e audace, ironica e complicata, consapevole e moderna.

Poi le ci mette la marcia in più di una voce bella e potente, che sa gestire bene sfumature, vocalizzi e via così.

Per questo piace al pubblico giovane, ma non solo. E sappiamo tutti quanto sia importante intercettare una platea più multigenerazionale possibile.

Il futuro potrebbe continuare a essere dalla sua parte. Perché il disco ha le carte in regola per proseguire la scalata ai piani alti del pop, con altri potenziali tormentoni in canna (“Euforia”, tanto per dirne uno) da esportare pure in altri mercati.

Intanto è tutto esaurito per la sua prima volta al Forum di Assago, il 4 novembre. E per la primavera 2024 è già annunciato un tour nei palasport.

Ma prima ci potrebbe scappare un’altra puntatina a Sanremo. “Ma solo se avrò la canzone perfetta”, precisa lei.

Beh, che dire? Sarà anche musica leggera, anzi leggerissima, però…brava!

E, allora, in bocca al lupo.

Calibro 9

"Calibro 9", recensione film poliziesco su L'Angolo del Cinefilo per mannaggiallamusica.it, il blog di Diego Perugini

Italia, 2020. Poliziesco, 90′. Regia di Toni D’Angelo. Con Marco Bocci, Ksenia Rappoport, Michele Placido, Alessio Boni, Barbara Bouchet. Su RaiPlay.

Sequel moderno del cult anni 70 “Milano calibro 9”, con abbondanza di rimandi e citazioni. Al centro c’è un avvocato belloccio invischiato in una storia di soldi rubati alle persone sbagliate. Tra faide mafiose, vecchi amori, fughe rocambolesche e ammazzamenti a go-go, un film comunque non particolarmente avvincente. Il ritmo latita, lo stile è un po’ televisivo e gli attori non brillano. Decisamente meglio il primo capitolo firmato De Leo.

Io Capitano

"Io Capitano", recensione film su L'Angolo del Cinefilo per mannaggiallamusica.it, il blog di Diego Perugini

Italia, Belgio, 2023​. Drammatico​, 121’​. Regia di Matteo Garrone​. Con Moustapha Fall, Seydou Sarr​.

Adolescente del Senegal tenta il viaggio della vita verso il sogno europeo. Ne passerà di tutti i colori, ma non perderà la speranza. Drammatico on the road fra duro realismo e squarci favolistici. Intenso e coinvolgente, senza scadere nel retorico. Il volto del protagonista è di quelli che rimangono in mente e la colonna sonora ha una marcia in più. Potenziale vincitore del premio Oscar per il miglior film straniero.

“Carlos: il viaggio di Santana”

"Carlos: il viaggio di Santana". Per tre giorni al cinema, da oggi a mercoledì 27, il documentario sul leggendario chitarrista.
Carlos Santana, foto di Roberto Finizio

Sarà al cinema per soli tre giorni, da oggi al 27 settembre (qui l’elenco delle sale coinvolte). E vi consiglio di non perdervelo.

Perché “Carlos: il viaggio di Santana” (anteprima mondiale), distribuito in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital, è un documentario fatto bene, il ritratto umano e artistico di un chitarrista ormai entrato nella leggenda.

Nel giro di un’oretta e mezza, preceduta da una breve introduzione col regista Rudy Valdez e lo stesso Carlos, si entra a capofitto in un’esistenza intensa e ricca di avvenimenti, non priva di difficoltà e momenti bui.

A raccontarla è lo stesso Santana, che si rivela a cuore aperto nelle mille sfaccettature della sua personalità.

Musicista e ricercatore sopraffino, certo, creatore di un suono inconfondibile fra jazz, blues, rock, afro e latin.

Ma anche uomo legatissimo alla propria famiglia, dai solidi valori e perennemente alla ricerca di un’evoluzione spirituale.

E’ un viaggio, come recita il titolo, in cui si viene catapultati negli anni ‘70 di Woodstock e dintorni, dai primi grandi successi alle prime grandi crisi, dalla droga alla meditazione interiore. Sino ai giorni nostri.

Il tutto fra interviste inedite al Nostro e alla sua famiglia, filmati d’archivio mai visti prima (inclusi video casalinghi registrati dallo stesso artista), spezzoni di concerti, scene di backstage, interviste con collaboratori e boss della discografia.

Al centro, naturalmente, tanta musica. E quel tocco magico alla sei corde.

I ricordi di dischi storici come “Abraxax” e “Caravanserai” sino al più recente exploit in chiave pop di “Supernatural”. Una bella storia. Davvero.

Ligabue, uno di noi

Luciano Ligabue, foto di Maurizio Bresciani

Mai stato un grande appassionato di Ligabue.

Anche se devo ammettere che alcune sue canzoni, come “Una vita da mediano” e, soprattutto, “Il giorno di dolore che uno ha”, mi sono rimaste dentro.

Ogni volta che lo incontro, però, ho la sensazione di ritrovare in lui un po’ di me. A livello di idee, pensieri, opinioni.

Sarà che, più o meno, siamo della stessa generazione. E che abbiamo avuto frequentazioni simili a livello di musica, arte, cultura.

Dei “boomer”, insomma, per dirla come si usa oggi.

Mi è capitato anche per l’uscita del nuovo album, “Dedicato a noi”.

Un disco di rock e ballate, alla sua maniera. Senza troppi fronzoli e grilli per la testa. Piacerà ai fan del Liga, gli altri criticheranno a oltranza.

Nelle parole ci ritrovi una visione preoccupata del mondo intorno a noi. Ligabue dice che è il peggior inizio di decennio che gli è capitato di vedere.

Come dargli torto?

Guerra, pandemia, clima impazzito, femminicidi, violenza, disuguaglianze sociali sempre più accentuate, fragilità sociale, ignoranza da social, paura diffusa.

Roba brutta, che ti vien voglia di mollare tutto.

Luciano non ha una ricetta magica, le sue come diceva quel tale, “sono solo canzonette”, eppure prova a dare una risposta.

Che dobbiamo trovare dentro di noi, anzi in un “noi” più o meno collettivo, che va dai rapporti di coppia alla famiglia fino a una comunità più ampia.

Fatta di gente che ci crede ancora. O, quanto meno, vuol provarci.

Il senso dell’album album è, in fondo, tutto qui.

Nell’amore che si trova e si rinnova, nella gioia delle piccole cose, nel sentirsi ancora vivi, ancora insieme. Nel ritrovarsi dalla stessa parte.

Il brano che dà il titolo al disco, uno dei migliori, riassume un po’ tutto ciò, con en passant una dedica struggente a un amico che se n’è andato troppo presto.

Poi mi è piaciuto il pezzo di chiusura, “Riderai”.

Parla di quelle volte, tante, che ci è stato detto “di tutto questo un giorno riderai”. Di quel preoccuparsi spesso per nulla, l’angustiarsi per cose futili, ma che al momento ci paiono di enorme importanza.

Così mi è venuto in mente quando, da piccolo, mi lamentavo per qualche sfiga di passaggio, che so, una sbucciatura di ginocchio o un giocattolo rotto.

E papà mi ripeteva con un sorriso che sapeva di saggezza: “Dai, finiscila. Che poi da grande non ti ricordi più”.

Lì per lì mi incazzavo di brutto.

Ma con gli anni capii che aveva ragione lui. Come sempre.

Oppenheimer

"Oppenheimer",recensione film su L'Angolo del Cinefilo per mannaggiallamusica.it, il blog di Diego Perugini

USA, Gran Bretagna, 2023​. Biografico​, 180’​. Regia di Christopher Nolan​. Cillian Murphy, Emily Blunt, Robert Downey Jr., Matt Damon, Rami Malek.

E’ uno dei film più discussi e recensiti (praticamente da chiunque) degli ultimi anni. Fenomeno al botteghino, la storia è stranota: ascesa e caduta di Oppenheimer, alias il creatore della bomba atomica. Il regista di culto Nolan si diffonde per tre ore (un po’ troppo) su vari piani temporali, con alternanza di colore e b/n, vari livelli di lettura, soluzioni tecniche da fuoriclasse e un’ossessiva colonna sonora. Forse non quel capolavoro urlato a destra e a manca, ma un’opera comunque ambiziosa e intrigante. Complessa e impegnativa.

Mia moglie è un fantasma

"Mia moglie è un fantasma", recensione film su L'Angolo del Cinefilo per mannaggiallamusica.it, il blog di Diego Perugini

Gran Bretagna, 2021. Commedia, 99′. Regia di Edward Hall. Con Leslie Mann, Dan Stevens, Isla Fisher, Judi Dench.

Scrittore in crisi chiede aiuto a una finta medium per ritrovare l’ispirazione. Inavvertitamente risveglierà lo spirito della sua prima moglie. E saranno guai. Commedia fantastica che strizza l’occhio a Woody Allen, senza averne il tocco magico. Gradevole. E nulla più. Molto brava, come sempre, Judi Dench.

Stone

"Stone", recensione film drammatico su L'Angolo del Cinefilo per mannaggiallamusica.it, il blog di Diego Perugini

USA, 2010. Drammatico, 105′. Regia di John Curran. Con Robert De Niro, Edward Norton, Milla Jovovich.

Duetto/duello De Niro-Norton sullo sfondo di una strana storia di carcere, scheletri nell’armadio, ossessioni religiose, peccato e redenzione, con la sexy mina vagante Milla Jovovich a scombussolare tutto. Una sorta di giallo psicologico, cupo e ambiguo, anche se non perfettamente a fuoco.

« Articoli meno recenti