Si parla di Musica! (e non solo)

Mese: Giugno 2022 (Pagina 1 di 3)

Edoardo Bennato, Peter Pan del rock

Edoardo Bennato arriva agli Arcimboldi di Milano col suo “Peter Pan rock’n’roll tour”. E suona per quasi tre ore. Un piccolo miracolo di longevità da palco. E non solo. Di Diego Perugini per mannaggiallamusica.it

D’accordo, Paul McCartney e gli Stones sono inarrivabili, ma per longevità da palco anche il nostro Edoardo Bennato non scherza.

A quasi 76 anni lo vediamo tenere il palco per oltre due ore e mezza, cantare, suonare, spiegare, raccontare il suo lungo percorso artistico, finanche un po’ sottovalutato.

Perché a guardare la scaletta di questo recital agli Arcimboldi (tutto esaurito) scorri un mare di titoli importanti, con un sacco di dolorose esclusioni.

Un carnet di sostanza, insomma, che in molti (magari pure più celebrati) nemmeno si sognano. Ma tant’è.

Spettacolo diviso idealmente in tre parti: l’inizio con gli archi del Quartetto Flegreo, poi in solitaria da “one man band” alla vecchia maniera, infine con la Be Band, solido combo elettrico con chitarre in evidenza.

Bennato mescola reminiscenze classiche alla ballata dylaniana, fino a sposare i tratti più ruvidi di certo rock-blues. Acustica non perfetta, soprattutto nei momenti più corali, ma pubblico molto caldo.

Il filo conduttore, naturalmente, è questo signore col vezzo dei capelli corvini, che ama definirsi “rinnegato” o “pazzaglione”, e non ha perso il caratteristico spirito irridente e anticonformista.

Anzi, guarda al suo canzoniere e con orgoglio ne sottolinea la grande attualità. Come nei pezzi del capolavoro “Burattino senza fili”, anno di grazia 1977, che ben tratteggiano l’Italietta scombiccherata dei nostri giorni.

E così in questo “Peter Pan rock’n’roll tour”, pur zeppo di classici del passato, non mancano i riferimenti al presente: la stupidità della guerra, di ieri e di oggi; l’arroganza e l’astuzia dei potenti; la necessità di salvare il nostro pianeta.

Bennato, come sempre, invita a coltivare il dubbio e a non barricarsi nelle proprie certezze.

Ci sono l’inno femminile e femminista di “La fata” (ma anche di “Le ragazze fanno grandi sogni”); la forza del sogno della sempre bellissima “L’isola che non c’è”; il sarcasmo di “Cantautore” e “Sono solo canzonette”.

L’omaggio alle nostre eccellenze di “Italiani” (e il video con le foto di tanti famosi connazionali strappa più di un applauso a scena aperta); l’autobiografia di “A Napoli 55 è ‘a musica” e “Rinnegato”.

Giù fino ai suoni liberatori di “Il rock di Capitan Uncino” e “In prigione, in prigione” (altro testo sempreverde) per poi distendersi nel lirismo commosso di “Un giorno credi” e nel robusto reggae di “Nisida”.

Se capita dalle vostre parti (qui le date del tour), fateci un salto. E’ musica che fa divertire e pensare. E non ce n’è poi così tanta in giro.

La settimana live a Milano: Bennato, Alicia Keys, Alice Cooper o… Fedez?

Agli Arcimboldi, martedì 28, sarà di scena un grande classico della canzone d’autore italiana come Edoardo Bennato col "Peter Pan rock'n'roll tour".

E’ in partenza un’altra settimana piena di concerti fra Milano e dintorni.

Il nostro calendario parte stasera dal Magnolia con l’hardcore bello tosto dei Rise Against.

Ma il grosso è in arrivo domani, martedì 28. Agli Arcimboldi sarà di scena un grande classico della canzone d’autore italiana come Edoardo Bennato col “Peter Pan rock’n’roll tour”, mentre al Mediolanum Forum d’Assago ritroveremo la regina soul-pop Alicia Keys.

Preferite il rock? L’Alcatraz prepara una due giorni ad hoc: domani con l’accoppiata Whitesnake e Europe, mercoledì 29 col maestro dell’horror-rock Alice Cooper.

Se, invece, siete fan del pop leggero di casa nostra, domani in piazza Duomo è il tempo di Love Mi, l’evento benefico a ingresso libero curato da Fedez con il ritrovato amico J-Ax. In scaletta dalle 18 fino a tarda sera esibizioni di Tananai, Dargen D’Amico, Mara Sattei, Ariete, Ghali e molti altri.

Tanta voglia di leggerezza anche all’Ippodromo Snai San Siro, dove l’1 luglio ritroveremo la star latina trap-reggaeton Ozuna e il 3 la serata dance anni ‘90 con Aqua, Vengaboys ed Eiffel 65. Festa e divertimento a ingresso libero, sabato 2 al Carroponte, col New York Ska-Jazz Ensemble.

Fuori città, ai blocchi di partenza il Rugby Sound Festival a Legnano, che quest’anno proporrà concerti di Lacuna Coil (30 giugno), Sud Sound System (1 luglio), Litfiba (3 luglio) e molti altri.

A Villa Arconati, dall’1 al 3 luglio, torna il visionario festival Terraforma, fra elettronica sperimentale, arte contemporanea e sostenibilità ambientale.

La persona peggiore del mondo

"La persona peggiore del mondo", recensione film su L'angolo del cinefilo per mannaggiallamusica.it, il blog di Diego Perugini.

Norvegia, 2021. Commedia, 121′. Regia di Joachim Trier. Con Renate Reinsve. 

Commedia drammatica in salsa nordica, racconta in 12 capitoli più prologo/epilogo l’educazione sentimentale ed esistenziale di una trentenne inquieta e perennemente insoddisfatta. Del lavoro, dell’amore, di se stessa. Il tutto fra algida ironia, schermaglie assortite, sogni e tentazioni, svolte e rimpianti, attualità e femminismo. Un po’ Woody Allen, un po’ Rohmer ma senza la geniale leggerezza dei due. Un piccolo cult, non esente da difetti. A tratti lento e con personaggi poco empatici. Comunque interessante.  

The Batman

"The Batman", recensione film su L'angolo del cinefilo per mannaggiallamusica.it, il blog di Diego Perugini.

USA, 2022. Supereroi, 175′. Regia di Matt Reeves. Con Robert Pattinson, Zoë Kravitz.

Cupo e pessimista, l’ennesimo episodio dell’uomo pipistrello gioca sul tavolo del noir e disegna un mondo difficile, dominato dalla corruzione e dove tutti, più o meno, hanno qualche scheletro nell’armadio. Niente gioco o ironia, qui si fa dannatamente sul serio. Il protagonista è quanto mai sofferente e lacerato, ma anche tutti gli altri non scherzano. Tre ore piuttosto toste, insomma, fra scavi psicologici, enigmi polizieschi da risolvere e botte d’azione pura. Ambientazione dark e suggestiva, regia con ambizioni autoriali e attori bene nella parte. Ovviamente, non finirà qui.

Weekend con “L’angolo del Cinefilo”

Weekend con "L'angolo del Cinefilo", lo spazio cinema di mannaggiallamusica.it, il blog di Diego Perugini.

Beh, è dura riprendere dopo la botta d’energia del concerto dei Rolling Stones. Magari ci si può concedere qualche distrazione cinematografica con le proposte dell’Angolo del Cinefilo del mio blog.

Stavolta, visto che è estate e la mente vola, ecco qualche titolo di alleggerimento. Come la commediola americana “Laureata…e adesso?” o il curioso heist-movie all’argentina “La rapina del secolo“.

Se, poi, volete qualcosa di più sostanzioso, ci trovate sempre l’ultimo film di Mario Martone, “Nostalgia“, o un gioiello in b/n come “Belfast“, di Kenneth Branagh.

E, poi, tutto quel che potete trovare (e non è poco) nell’archivio.

Buona lettura e buona visione!

Laureata…e adesso?

"Laureata... e adesso?", recensione film su L'angolo del cinefilo per mannaggiallamusica.it, il blog di Diego Perugini.

USA, 2009. Commedia, 88′. Regia di Vicky Jenson. Con Alexis Bledel, Zach Gilford, Rodrigo Santoro, Michael Keaton.

Una ragazza si laurea brillantemente, ma non trova l’occupazione che brama. Così le tocca tornare nella sua strampalata famiglia e cercare nuove strade. Nella vita e nell’amore. Secondo voi le troverà? Commediola svelta che riflette in tono lieve sui problemi del lavoro giovanile, del rapporto con l’altro sesso e con la famiglia. Della difficoltà del diventare adulti, insomma. Tutto molto già visto, comunque gradevole per una serata casalinga. Simpatico Michael Keaton.

Rolling Stones a San Siro!

Rolling Stones a San Siro!. La storica band inglese trionfa nello stadio milanese con l'unica data del tour "Sixty". Di Diego Perugini per mannaggiallamusica.it
Rolling Stones, foto di Dave Hogan

La prima cosa che ti domandi è: ma come fa?!

Mick Jagger, 78 anni, una settimana fa positivo al Covid, che canta, saltella, arringa la folla (per altro in buon italiano), suona l’armonica, balla e passeggia felice lungo la passerella sul palco.

L’altra domanda arriva di rimando: ma chi glielo fa fare?

E’ ricco, famoso, si è tolto tutte le soddisfazioni del mondo. Potrebbe godersi il meritato riposo del guerriero e, invece, eccolo qui a scalmanarsi in una giornata milanese di caldo boia (“il quinto girone dell’inferno”, conferma lui).

La risposta ce la possiamo immaginare. E sta nel colpo d’occhio micidiale dei 56mila e passa convenuti nel catino storico di San Siro per l’unica tappa italiana del tour “Sixty” che celebra i sessant’anni di carriera dei Rolling Stones.

Mick li ha tutti in mano. “55 anni fa abbiamo fatto i nostri primi concerti in Italia. Grazie di essere ancora qui”, dice a un certo punto. E giù un boato.

La risposta, insomma, è nell’adrenalina, in quel sentirsi vivi, nel non voler mollare mai, anche quando l’età consiglierebbe altre più placide occupazioni. Un po’ come capita a tanti di noi, tutti i giorni, in un modo infinitamente più piccolo: potremmo ritirarci, ma non ce la facciamo.

Perché lavorare, tenersi occupati è una specie di ossessione, aiuta a sentirsi ancora vivi e utili alla società. E ci piace.

Immaginate, allora, cosa dev’essere stare su quel palco gigante e avere davanti una massa di gente adorante, che raccoglie generazioni diverse. Come fai a farne a meno?

Mick, ma pure Keith e Ron, non ci riescono. E, viene da dire, meglio così. Ma ‘sto concerto, chiederete voi, alla fine com’è stato? Be’, al netto della solita acustica non esaltante del nostro stadio, è stato bello, bellissimo.

Divertente, trascinante, emozionante.

E, pure, con qualche sorpresina sulla scaletta. Come l’inattesa “Wild Horses”, struggente ballata da quel capolavoro che fu “Sticky Fingers”.

La mancanza di Charlie Watts, omaggiato a inizio sera, si fa sentire. Non tanto perché il sostituto Steve Jordan non sia bravo, ma perché lo stile è diverso. E quel “tum tum” molto ci manca. Ma tant’è.

Keith e Ron ci danno dentro con la chitarra, tracce ruvide, rumorose, sporche e rockeggianti. Ma anche molto blues.

Le canzoni pescano spesso dal passato remoto: “Out Of Time”, anno di grazia 1966, è una botta al cuore. Mick capisce al volo e fa cantare il ritornello al pubblico.

Lo show è, al solito, ricco e imponente, ma senza effetti speciali da far strabuzzare gli occhi: grande palco, passerella, mega-schermi e via così. Gli effetti speciali, insomma, sono loro.

Questi vecchietti con un repertorio “da paura”, qui sintetizzato in nemmeno venti pezzi per un paio d’ore ad alta tensione. Molti altri ce ne sarebbero, ma non è tempo qui per rammarico o delusione, semmai per godere.

Ecco, allora, superclassici a go-go: la solita, bellissima e quasi filosofica, “You Can’t Always Get What You Want”, l’irresistibile incedere di “Honky Tonk Women”, la lunga cavalcata blues di “Midnight Rambler”.

Il finale è da antologia, col trittico “Paint It Black”, “Sympathy For The Devil” e “Jumpin’ Jack Flash”, col tipico riff assassino di Keith.

Sotto coi bis stra-annunciati: “Gimme Shelter” ci riporta per un attimo al cupo presente con immagini di guerra e distruzione. Per chiudere il cerchio con una lunga versione di “(I Can’t Get No) Satisfaction”, che diventa una sorta di sfogo collettivo, un urlo contro il cielo, una catarsi multigenerazionale. Perché quando ci vuole, ci vuole.

Si esce dallo stadio confusi e felici, finanche un po’ storditi. E pensi che sì, hanno sempre ragione loro: è solo rock’n’roll, ma mi piace.

Un martedì (live) da leoni. E non solo

I Rolling Stones martedì 21 a San Siro con l'unica data italiana del tour "Sixty". Nella stessa sera anche Killers e Offspring. Ma tutta la settimana sarà piena di concerti. Di Diego Perugini per mannaggiallamusica.it
Rolling Stones, foto di Dave Hogan

Sarà un martedì da leoni, con tanti concerti in città. Precedenza assoluta agli ultraveterani Rolling Stones, attesi domani in un San Siro tutto esaurito per l’unica data italiana del tour “Sixty”.

Sessant’anni di carriera per Jagger & Richards (il primo prontamente risanato dal Covid, bontà sua), riassunti in una scaletta di 19 pezzi in cui non mancano (e come potrebbero?) classici come “Honky Tonk Women”, “Sympathy for the Devil” e “Jumpin’ Jack Flash”. Bis finale: “(I Can’t Get No) Satisfaction”. E scusate se è poco.

Sempre domani e a poche centinaia di metri di distanza, all’Ippodromo Snai San Siro per il Milano Summer Festival, ritroveremo l’alternative-rock di The Killers, anche qui unica data italiana (ore 21, da euro 46). In alternativa, al Carroponte ecco un’abbuffata punk con The Offspring, Punkreas, Lagwagon e Anti Flag (dalle 19, euro 51,75).


Altri appuntamenti: stasera ai Magazzini Generali il pop-rock degli americani Hanson, mentre Marco di Noia sarà alla Fabbrica di Lampadine con “Da Leonardo al Futuro”.


Mercoledì 22 al Carroponte arriva il rap contaminato di Rocco Hunt (seguito il 23 dagli Psicologi e il 24 da Guè Pequeno), mentre all’Alcatraz suoneranno i veterani punkettari californiani Bad Religion.


E non finisce qui. Giovedì 23 sarà il momento di Kendrick Lamar, pregiato pezzo da novanta del rap a stelle-e-strisce, atteso all’Ippodromo Snai, dove il giorno dopo (il 24) si esibirà l’italianissimo Brunori Sas.


Per chi, invece, cercasse appuntamenti meno affollati e adrenalinici, da tenere d’occhio il folto calendario di La Milanesiana, che in settimana ospiterà momenti live a ingresso gratuito (con prenotazione) di Capossela, Vasco Brondi, Giuseppina Torre, Paolo Fresu e Giovanni Caccamo. Qui il programma completo.

Buona musica (live) a tutti!

Buon compleanno, Paul!

Paul McCartney compie oggi ottant'anni. Gli auguri (molto personali) di Diego Perugini per mannaggiallamusica.it

A conti fatti credo che Paul McCartney, da oggi splendido ottantenne, sia il mio artista preferito. Una questione di gusti, affinità, cuore. Nella mia vita è entrato che ero ancora bambino e non ne è più uscito.

Ancora oggi mi ritrovo spesso ad ascoltare le sue canzoni. Non solo i capolavori coi Beatles, ma pure certi titoli minori da solista o con gli Wings. So che, magari, non sono granché, ma li amo lo stesso.

Coincidenze: la mia prima audiocassetta è stata “The Beatles 67-70”, quella blu, il secondo volume, con “Let It Be” e “Ob-la-dì Ob-la-da”, per capirci. E il mio primo Lp fu “Red Rose Speedway” degli Wings, anche se prima avevo già comprato il 45 giri di lancio, la dolcissima “My Love”.

Cimeli che, ovviamente, ancora oggi conservo gelosamente, seppur usurati dai tanti, troppi ascolti.

Poi ci sono gli incroci magici della vita, in cui la musica diventa qualcosa di più, ti accompagna, ti aiuta, ti consola.

Paul non lo sa, ma mi è stato vicino in uno dei miei momenti più difficili. A settembre ‘89 venni operato per una malattia rara e debilitante: stetti in ospedale per circa un mese e ne uscii malmesso, sottopeso e dolente, con un necessario periodo di riabilitazione da seguire.

Qualche giorno dopo le mie dimissioni, però, McCartney arrivava al Palatrussardi e non ne volli sapere di rinunciarvi, anche se i medici erano fortemente contrari. Non potevo guidare e né andare in metropolitana, così mi accompagnò il mio povero papà e, all’interno della sala, un volenteroso amico.

Restai seduto per tutto il tempo, cercando di evitare urti e scossoni, mentre gli altri in tribuna stampa si dimenavano come ossessi. Ricordo, per esempio, un più giovane Marco Mangiarotti ballare senza ritegno su “Can’t Buy Me Love”. Io ero lì, fermo e commosso a godermi il live, che segnava in qualche modo anche il mio ritorno alla vita.

Non me lo dimenticherò mai.

Poi ho rivisto Macca più volte in concerto, per fortuna in circostanze più normali. L’ultima, strepitosa, nel 2013, all’Arena di Verona. Altra stupenda serata che porterò sempre nel cuore.

Resta sempre il piccolo grande rammarico di non averlo mai potuto incontrare da vicino, di intervistarlo come si deve o anche solo fare due chiacchiere da fan. E strappargli l’autografo che il mio caro amico Claudio, quasi suo coetaneo, attende da sempre. Sarà dura, ma chissà. Come si usa dire: mai dire mai.

Nell’attesa, buon compleanno, Paul!

Marisa Monte, regina agli Arcimboldi

Quasi quattro anni fa l’avevamo vista coi Tribalistas, regina assoluta di un entusiasmante concerto. La ritroviamo ora nella stessa sede, gli Arcimboldi, da sola ma sempre regina. Non a caso porta una corona in testa Marisa Monte, ciliegina sulla torta di abiti sfarzosi, cambiati generosamente in questo live affollato di tanti brasiliani d’Italia.


Lei, Marisa, ha una gestualità magica e sensuale, disegna cuori nell’aria e li consegna al suo pubblico, che canta a memoria i pezzi più famosi, urla e applaude a scena aperta. Voce duttile e melodiosa, spazia con disinvoltura fra stili e generi, la tradizione brasiliana e il pop occidentale, ma anche soul, funk, blues e jazz.

Con lei una super band, inclusa una sezione fiati da applausi, un po’ frenata da un’acustica (colpa del mixaggio?) stavolta non all’altezza.
Peccato. Ma la serata, apertura del tour europeo, procede bene lo stesso, sull’onda di tante canzoni (alla fine saranno una trentina) per lo più brevi ma intense, giocate su eleganza di arrangiamenti e interpretazione.

Le belle novità dell’ultimo album “Portas”, più vari ripescaggi dal passato, inclusa “Vento Sardo”, che ribadisce il forte rapporto col nostro Paese (non a caso parla anche un buon italiano). La scena è semplice ma raffinata, fra giochi di luce e uno schermo sullo sfondo con suggestive immagini in 3D.

Il ritmo si alza verso la fine, con i passi di samba sfoggiati su “Elegante Amancher” e il pubblico che ormai fatica a star fermo nelle poltroncine del teatro. Tutti in piedi, infatti, sui bis con la chiusura ideale del cerchio con la famosa “Já Sei Namorar”, targata Tribalistas.


Finito? No. Marisa torna in scena e intona a cappella “Bem que me quis”, cover di “E mo che fa” del nostro Pino Daniele. Tutti cantano in coro e continuano anche dopo che la diva si è congedata. Non capita spesso.

Il tour italiano proseguirà:

18 giugno 2022: CAGLIARI – TEATRO MASSIMO

9 luglio 2022: PERUGIA – UMBRIA JAZZ 22, ARENA SANTA GIULIANA

« Articoli meno recenti