Si parla di Musica! (e non solo)

Mese: Maggio 2021 (Pagina 1 di 2)

Cosmo e Iosonouncane

COSMO, “La terza estate dell’amore”

Il genietto eporediese dell’elettronica pop colpisce ancora. Lo fa con un album eclettico e anarchico, che mescola riminiscenze del vecchio Battisti alle pulsazioni dance del mondo moderno. Si balla molto, ma si riflette pure. Lo sguardo di Cosmo è positivo e ribelle, mira al risveglio dei sensi dopo il letargo da pandemia. E, strada facendo, si toglie pure qualche sassolino dalla scarpa. Stigmatizzando, per esempio, la tanta, troppa musica usa-e-getta dei nostri tempi. Come dargli torto?

IOSONOUNCANE, “Ira”

Incensato dalla critica, il nuovo disco di Iosonouncane non fa sconti. Pesante come un film di Tarkovskij, viaggia sulle due ore di trame complesse e sperimentali, fra psichedelia, elettronica, percussioni, sprazzi etnici e divagazioni jazz. Il cantato c’è, ma relativo e in un bislacco esperanto sonoro, che mescola lingue di ogni dove. Lontano dalle mode e da ogni compromesso, Iosonouncane procede, come si usa dire, in direzione ostinata e contraria. A tratti anche affascinante, alla lunga non poco ostico.

Estraneo a bordo

Germania, USA, 2021. Fantascienza, 116′. Regia di Joe Penna. Con Toni Collette, Anna Kendrick, Daniel Dae Kim, Shamier Anderson. Su Netflix

Strano film di fantascienza, dove l’estraneo a bordo di un’astronave in missione verso Marte non è il solito alieno cattivo, ma un “clandestino” umano misteriosamente rimasto nella navicella. Pretesto tirato un po’ per i capelli che dà vita a un dramma etico sul valore della vita e della ricerca scientifica, che si snoda fra ritmi lenti e riflessioni esistenziali,  sino alla lunga e coinvolgente scena finale. Gli attori sono bravi e il regista già apprezzato per “Arctic“, ma resta l’impressione che manchi qualcosa, quel guizzo di genialità in più che giustifichi le due ore del film. Troppe. Comunque sufficientemente godibile per gli amanti del genere (come me).

Un altro giro

DRUK

Danimarca, 2020. Drammatico, 115′. Regia di Thomas Vinterberg. Con Mads Mikkelsen.

E’ un film diverso, strano. E, a suo modo, coinvolgente. Viene dalla Danimarca e mette in scena la crisi di un poker di uomini intorno ai 40anni, insegnanti in una scuola superiore, che provano a rimettersi in gioco con un pericoloso esperimento alcolico. Tanti i temi sparsi in questa commedia dai risvolti drammatici, con attori super (primeggia il “solito” Mads Mikkelsen) e vari riferimenti cinefili/filosofici: la forza dell’amicizia, innanzitutto, ma anche la voglia di libertà, di superare i propri limiti, di ritrovare se stessi e riappropriarsi delle gioie della vita. Temi alti, ma svolti senza spocchia e, soprattutto, senza annoiare lo spettatore. Fino all’agrodolce (e bellissima) scena finale.

Ah, dimenticavo: ha vinto l’Oscar 2021 come Miglior film internazionale.

p.s. Se qualcuno se lo fosse perso, da vedere anche “Il Sospetto”, del 2012, che ripropone la stessa coppia vincente Thomas Vinterberg e Mads Mikkelsen.

Inheritance – Eredità

USA, 2020, Thriller, 105′. Regia di Vaughn Stein. Con Lily Collins, Connie Nielsen, Simon Pegg. Su RaiPlay

L’eredità del titolo è quella toccata in sorte alla giovane rampolla di una potente famiglia dopo la morte improvvisa del padre. La ragazza, procuratore distrettuale dedita alle giuste cause, si troverà di fronte a più di un dilemma etico. Meglio non raccontare altro di questo thriller che parte bene e intriga per almeno metà della durata, per poi perdersi strada facendo sul filo delle svolte più improbabili. Prodotto medio, insomma, che si lascia vedere piacevolmente e altrettanto piacevolmente si dimentica. Curiosa la parte toccata all’ex comico Simon Pegg, quasi irriconoscibile.

La donna alla finestra

USA, 2021. Thriller, 100′. Regia di Joe Wright. Con Amy Adams, Gary Oldman, Julianne Moore. Su Netflix

L’originalità non è certo il plus di questo thriller psicologico che rimanda apertamente ai classici di Hitchcock (e non solo). Ciò detto e, al di là delle pesanti bocciature della critica, “La donna alla finestra” resta un film comunque godibile e ben confezionato, se vi piace il genere. Mistero, tensione, incertezza, dubbio, sensi di colpa, allucinazioni e colpi di scena ruotano intorno alla protagonista, una psicologa sofferente di agorafobia, ottimamente resa da Amy Adams, che si è auto-rinchiusa in una grande casa. Bene anche il resto del cast, a partire da Oldman e Moore. Ideale per un paio d’ore senza tanto pensarci su.

In mani sicure – Pupille

Francia, 2018. Drammatico, durata 115′. Regia di Jeanne Herry. Con Sandrine Kiberlain, Gilles Lellouche, Miou-Miou, Elodie Bouchez.

Arrivato da poco su RaiPlay, ecco un piccolo film francese dal grande cuore. Vi si narra una storia d’adozione di un neonato da varie prospettive: ci sono la mamma biologica e quella in divenire, assieme a un folto gruppo di assistenti sociali ed educatori. Tutti con le loro storie, le loro difficoltà, i loro drammi e le loro gioie. E tutti insieme appassionatamente affinché il bambino trovi l’amore che merita. Film che mescola fiction e documentario, molto realista e mai sdolcinato, con uno stuolo di attori bravissimi. E un protagonista inconscio, il neonato, che spesso si mangia la scena. Una bella (e toccante) sorpresa.

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