COSMO, “La terza estate dell’amore”
Il genietto eporediese dell’elettronica pop colpisce ancora. Lo fa con un album eclettico e anarchico, che mescola riminiscenze del vecchio Battisti alle pulsazioni dance del mondo moderno. Si balla molto, ma si riflette pure. Lo sguardo di Cosmo è positivo e ribelle, mira al risveglio dei sensi dopo il letargo da pandemia. E, strada facendo, si toglie pure qualche sassolino dalla scarpa. Stigmatizzando, per esempio, la tanta, troppa musica usa-e-getta dei nostri tempi. Come dargli torto?
IOSONOUNCANE, “Ira”
Incensato dalla critica, il nuovo disco di Iosonouncane non fa sconti. Pesante come un film di Tarkovskij, viaggia sulle due ore di trame complesse e sperimentali, fra psichedelia, elettronica, percussioni, sprazzi etnici e divagazioni jazz. Il cantato c’è, ma relativo e in un bislacco esperanto sonoro, che mescola lingue di ogni dove. Lontano dalle mode e da ogni compromesso, Iosonouncane procede, come si usa dire, in direzione ostinata e contraria. A tratti anche affascinante, alla lunga non poco ostico.