Daniele Silvestri è uno che la tira per le lunghe.
Me ne sono accorto lo scorso novembre al concerto agli Arcimboldi, tre ore e passa sul palco, che neanche Springsteen.
E, pochi giorni fa, all’incontro per la presentazione del nuovo “Disco X”: due ore abbondanti in cui il cantautore romano ha fatto ascoltare in anteprima tutti i pezzi commentandoli uno per uno.
Roba inconcepibile, in questo mondo di fretta e frenesia. Ma lui, figlio orgoglioso degli anni ‘90, rivendica il diritto di riappropriarsi dei propri tempi e di un’attenzione diversa da quella così labile di social e dintorni.
E, in fondo, è strano e piacevole lasciarsi andare al flusso di suoni e parole in una tranquilla mattina di fine maggio, sospendendo per un attimo il ritmo forsennato di casini e impegni.
Anche perché Daniele, oltre ad essere uomo pensante (pardon, intelligente), è artista bravo e curioso, assai eclettico nelle sue scelte.
E questo “Disco X”, titolo che si presta a varie interpretazioni (dal decimo album in carriera al senso di mistero e incognita da cui è nato), è per altro un lavoro che suona bene, anzi molto bene.
Con fiati in gran spolvero, dichiarati omaggi a Lucio Dalla e un approccio più semplice e istintivo, che include lo sgravarsi dal peso della responsabilità dell’essere impegnato sempre e comunque.
Ma non pensate che il nostro si sia consacrato a tormentoni da due soldi o testi banali. Tutt’altro.
Silvestri, che non a caso ama definirsi “cantastorie”, continua a raccontare il mondo intorno (e dentro) a noi, nelle sue tante sfaccettature, contraddizioni e brutture incluse. Dalla guerra al razzismo, per semmai poi rifugiarsi nel sempiterno calore dell’amore.
E’ tornato in parte quello di un tempo, bravissimo nel narrare storie, anche quelle sollecitate mesi prima al suo zoccolo duro di aficionados. E strada facendo ha scritto canzoni, portandole quasi in contemporanea sul palco, a svelare quel magnifico work in progress che è la creazione artistica.
Ci sono tante collaborazioni (i più fighi li chiamano feat.), da Giorgia a Franco 126, da Fulminacci ai Selton. Quindi Wrongonyou, Davide Shorty, Eva ed Emanuela Fanelli.
Ma anche qui tutto ha un senso.
E lo dice lo stesso protagonista nel pezzo iniziale, “Intro X”, che ironizza sui feat cercati solo per farsi notare, “per cercare l’hype a tutti i costi”.
Ora non resta che aspettare il 9 giugno e piazzarvi il cd (o vinile) a manetta sul vostro device preferito.
Ci sono pezzi belli per davvero: “Scrupoli”, “Cinema d’essai”, “While the Children Play”, “Tutta”.
E altri che vi lascio scoprire con calma e gesso.
p.s. Piccole notizie di servizio: dal 10 giugno partirà l’instore e dal primo luglio il tour nei principali festival italiani.