Si parla di Musica! (e non solo)

Mese: Novembre 2022 (Pagina 1 di 2)

“Meno per meno”, torna Niccolò Fabi

Niccolò Fabi, foto di Arash Radpour

E’ una mosca bianca nel pittoresco mondo del pop.
Perché Niccolò Fabi non si fa vedere troppo in giro, non cazzeggia sui social, fa pochi tour e pubblica dischi solo quando ne sente il bisogno.

Un intellettuale che parla (e scrive) in modo forbito, dilungandosi e partendo per la tangente a ogni piè sospinto. Uno un po’ snob, verrebbe da dire, se non fosse per i tocchi di ironia (e autoironia) che piazza qua e là nelle sue elucubrazioni.

“Non a caso mi chiamano il dottor Divago” spiega sorridendo.

Ma veniamo al dunque: venerdì 2 dicembre esce “Meno per meno”, un lavoro che mescola sei vecchi pezzi riletti con nuova sensibilità assieme a un poker di inediti.

Punto di partenza il concerto all’Arena di Verona con orchestra dello scorso 2 ottobre, che ha regalato grandi emozioni agli astanti e tanta voglia di continuare l’esperienza al cantautore romano.

Ed eccole qui, queste canzoni, come sempre giocate su tinte tenui e atmosfere riflessive, con la tipica vena malinconica di Fabi. Un’introspezione spesso dolente, ma dalla valenza catartica, che si spera alla fine porti al sorriso.

Gli inediti sono di livello, dall’autobiografia nascosta di “Di aratro e di arena” ai quesiti esistenziali di “Al di fuori dell’amore”, fra scelte di vita, spaesamento generale e superficialità da social.

Sino ai riferimenti post-lockdown di “L’uomo che rimane al buio”, sulla paura della libertà, e al difficile mestiere del rimettersi in gioco di “Andare oltre”.

Il tutto con un linguaggio ricercato, arrangiamenti raffinati e concetti che vanno al di là del semplice racconto. Poche canzoni ma buone, insomma.

Anche perché, ammette Fabi, “Le canzoni nascono soprattutto in gioventù, da sensazioni vissute per la prima volta. La creatività scema col passare degli anni. Ed è più difficile scrivere da anziani”.

Il che significa, per un inguaribile perfezionista come lui, “pubblicare qualcosa solo se mi gratifica completamente”.

Per un album totalmente di inediti, per capirci, ci sarà da aspettare.

“E’ faticoso. E oggi il formato stesso di album sembra non più necessario. L’ascolto è frammentario, la fruizione della musica va oltre il disco”.

Perciò inutile anticipare i tempi. Intanto dal primo dicembre incontrerà i fan nei club e nelle librerie Feltrinelli d’Italia.

E l’anno prossimo, fra aprile e maggio, si esibirà nei teatri per la prima volta con l’Orchestra Notturna Clandestina del Maestro Enrico Melozzi.

La vita che verrà

"La vita che verrà", recensione film su L'angolo del cinefilo per mannaggiallamusica.it, il blog di Diego Perugini.

Gran Bretagna, Irlanda​, 2020​.​ Drammatico​, 97’​. Regia di Phyllida Lloyd​. Con Clare Dunne, Harriet Walter, Conleth Hill​. ​Su RaiPlay.

La vita futura del titolo è quella di una donna che molla il marito manesco e ​scappa con le due figliolette. Cerca di costruirsi (letteralmente) una casa, ma gli ostacoli non mancheranno. Dramma al femminile un po’ stile Ken Loach, che stigmatizza il fenomeno della violenza sulle donne. Il racconto avvince, tiene in ansia e fa incazzare, anche per i bravi interpreti. 

Calibro 35 plays Morricone. Al Conservatorio

Calibro 35 plays Morricone. Al Conservatorio di Milano  l'omaggio del combo meneghino al Maestro. Grande musica e grandi suggestioni. Di Diego Perugini per mannaggiallamusica.it
Calibro 35 – foto Attilio Marasco

Vidi Ennio Morricone in concerto diversi anni fa, credo al Forum di Assago.

Una serata importante, quasi di gala, con grande orchestra, ampio coro, una soprano impettita, l’abito buono di ordinanza.

Il Maestro al centro a dirigere tutto, con puntigliosa precisione. E le colonne sonore più famose a raccogliere le ovazioni più grandi da un pubblico attento e un po’ agée.

Non ho potuto fare a meno di pensarci, ieri sera, ascoltando i Calibro 35 al Conservatorio di Milano col loro “Scacco al Maestro”, omaggio in due volumi all’arte onnivora e al repertorio monumentale del compianto compositore.

Uno spettacolo minimale, stile casual, senza video o effetti speciali, solo un efficace impianto luci e un drappo rosso sullo sfondo.

Come se a parlare dovesse essere solo la musica, interrotta ogni tanto da qualche intermezzo vocale tratto da film o da interviste del Maestro.

La piccola grande orchestra Calibro 35 (in concerto con una formazione allargata), ha l’intelligenza di personalizzare temi spesso assai famosi senza stravolgerli.

Ci sono amore e rispetto, insomma, anche quando ci si spinge su altri territori, più rock, se ci si passa il termine, ma anche progressive, pop, contemporanei.

Ecco percussioni e tromba in evidenza, la suggestione del theremin, rumori sparsi. Ritroviamo i classici dei western di Leone, fra ululati di coyote o schiocchi di frusta, ma anche tracce dei “poliziotteschi” o dei thriller anni ‘70.

Quindi lo sberleffo sperimentale di “Un tranquillo posto di campagna” e l’incalzante tema di “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”.

Verso la fine arriva il tema da brividi di “C’era una volta il West” e la tipica voce femminile viene sostituita dalle note alte di Diodato, ospite speciale.

Fino ai bis affidati alle dissonanze improvvisate di “Trafelato” e a “L’uomo dell’armonica”, altro evocativo gioiello. E non si può non pensare a Charles Bronson e alle immagini immortali firmate Sergio Leone.

Un’ora e mezza e stop, con ringraziamenti assortiti e la chiusura di un tour accolto bene un po’ ovunque.

So che non è corretto chiederselo, ma mi piacerebbe conoscere cosa avrebbe pensato Morricone di queste versioni.

Ma, visto che è impossibile saperlo, conviene tenersi stretto questo omaggio affettuoso e riuscito.

Con tutta probabilità ci sarà un terzo volume. E ci saranno altri concerti, anche questi da non perdere.

La legge dei più forti

"La legge dei più forti", recensione film su L'angolo del cinefilo per mannaggiallamusica.it, il blog di Diego Perugini.


USA, 2019​. ​Thriller​,​ 108’​. Regia di Deon Taylor​. Con Frank Grillo, Naomie Harris​. 

Una giovane poliziotta ​è involontaria testimone di un delitto commesso da colleghi corrotti. Comincerà una serrata caccia alla donna senza esclusione di colpi. Thriller adrenalinico ambientato nei quartieri bassi di New Orleans, fra razzismo, droga, delinquenza e povertà. Niente di originale, per carità, ma il film regge bene e tiene alta la tensione, al netto delle molte incongruenze della trama. E del titolo un po’ sgangherato. ​

Milano Music Week, si parte!

Milano Music Week, si parte! Inizia la manifestazione  dedicata alla musica in tutte le sue sfaccettature.  Con tanti incontri, live e dibattiti. Di Diego Perugini per mannaggialamusica.it

Sette giorni di musica. Suonata, raccontata, spiegata, analizzata. E molto altro ancora.

Parte oggi la Milano Music Week, manifestazione che unisce i principali attori della filiera mettendo al centro temi attuali e scenari futuri.

Sono coinvolti per l’occasione un po’ tutti i protagonisti del sistema musica: artisti, autori, case discografiche, editori, centri di formazione, promoter, associazioni musicali, operatori, tecnici.

Un pot-pourri di esperienze e professionalità, che troveranno spazio in decine di eventi sparsi per la città. Da qui a domenica ci saranno, quindi, incontri con gli artisti, dibattiti, convegni, panel, concerti, dj set, workshop ed eventi speciali.

Si inizia oggi alle 16.30 all’Apollo Club col Convegno Istituzionale di Inaugurazione, mentre alle 18 dalla terrazza del Mondadori Megastore di piazza Duomo, Andrea, Matteo e Virginia Bocelli regaleranno alla città un set d’ispirazione natalizia.

Impossibile tener conto di tutti gli appuntamenti: per esempio, domenica 27 alle 18.30, Colapesce e Dimartino (curatori della rassegna assieme alla direttrice artistica Nur Al Habash) incontreranno il pubblico e si esibiranno in uno showcase acustico alla Tower Hall di UniCredit.

Il CPM Music Institute proporrà la sua Open Week con tanti incontri, masterclass e ospiti speciali tra artisti e addetti ai lavori.

Lo YellowSquare Milan ospiterà gli incontri con Alfa, Mattia Stanga, Sick Luke, Nada, Alan Sorrenti, Africa Unite, Mogol e Cheope, Inoki e DJ Shocca, Venerus, Ginevra e Coma Cose.

Mercoledì in Santeria si parlerà con Tony Hadley, Clever Gold con Dutch Nazari, Selton, mentre giovedì Arci Bellezza ospiterà Margherita Vicario.

Il 25 Cristina D’Avena incontrerà i fan alla Mondadori Megastore di piazza Duomo, mentre il 26 alla Feltrinelli di piazza Piemonte troveremo il Maestrone Guccini.

Senza dimenticare i tanti concerti in cartellone: da Venditti & De Gregori a La Rappresentante di Lista, da Luchè alla PFM, da Calibro 35 plays Morricone a Emma Nolde.

Insomma, di tutto e di più. Cosa scegliere?

Il consiglio è consultare il sito e farsi largo tra le tante proposte, spesso gratuite ma con prenotazione.

E buon divertimento.

Il ladro di giorni

"Il ladro di giorni", recensione film su L'angolo del cinefilo per mannaggiallamusica.it, il blog di Diego Perugini.

Italia, 2019​. ​Drammatico​, ​105’​. Regia di Guido Lombardi​. Con Riccardo Scamarcio, Massimo Popolizio, Augusto Zazzaro​. ​

Appena uscito da prigione un uomo cerca di recuperare il rapporto col figlio adolescente. Ci proverà nel corso di un viaggio in auto verso il Sud. Con una missione poco pulita da compiere e un conto da saldare col passato. Non sarà facile. On the road di sentimenti e reciproca conoscenza, con bravi attori ma una sceneggiatura zoppicante. E alquanto improbabile. Comunque vedibile. 

Ricordando Pino Daniele. Con un libro

Il libro su Pino Daniele, scritto dal figlio Alessandro, verrà presentato domenica al Mondadori Mega Store per Bookcity Milano.

Per i fan di Pino Daniele (ma non solo) ecco un appuntamento milanese da non perdere in questo weekend.

Domenica al Mondadori Mega Store di piazza Duomo, ore 18.30, nell’ambito di Bookcity Milano, verrà presentato “Tutto quello che mi ha dato emozione viene alla luce” (Rai Libri), il libro sul compianto artista partenopeo scritto dal figlio Alessandro.

L’incontro con l’autore sarà moderato da Massimiliano Finazzer Flory, attore, drammaturgo e registra teatrale.

Sarà l’occasione buona per ripassare la vita e la carriera del grande Pino attraverso i ricordi e la ricerca di chi l’ha conosciuto molto da vicino (Alessandro ha lavorato per 15 anni con il padre come personal manager), raccontandone l’esperienza umana e artistica: “Perché non credo esista una separazione tra le due” spiega l’autore.

Il risultato è un viaggio fra musica, amore, popolarità, sentimento, sofferenze, disagi, sacrifici e altro ancora.

“E’ anche una testimonianza di inclusione sociale in vari ambiti e spero possa essere da esempio a chi ha bisogno, per chi si ferma davanti alla prima difficoltà”.

Il libro finanzia “i suoni delle emozioni” per il contrasto alla povertà educativa e il disagio scolastico, un progetto che Alessandro cura da qualche anno con la Fondazione Pino Daniele.

Le “canzoni da intorto” di Guccini

E' uscito "Canzoni da intorto", il nuovo disco di Francesco Guccini. Un album di cover molto sui generis, pescate dall'archivio dei ricordi. Di Diego Perugini per mannaggiallamusica.it
Francesco Guccini, foto di Mattia Zoppellaro

“Lo streaming? Ignoro cosa sia”. Guccini lo dice a un certo punto dell’incontro stampa. E l’ammissione, chissà poi se vera o frutto di provocatoria boutade, riassume un po’ tutto il senso del suo ultimo lavoro, “Canzoni da intorto”.

Cioè quell’essere fuori dal tempo e dalle mode, nostalgico di un’epoca che non c’è più, sin anche un filo snob (con rispetto parlando) verso la musica (e il mondo) che ci gira intorno.

Fatto sta che l’album esce oggi solo in formato fisico, per evitare dispersioni e spezzettamenti da playlist: chi ama Guccini, insomma, che si vada a comprare il cd o il vinile, e se lo ascolti con calma sullo stereo di casa.

Un disco di cover sui generis, canzoni antiche che il giovane Francesco cantava da giovane per irretire le pulzelle del tempo: questo il significato del titolo, quell’intorto che deriva da “intortare”, verbo che più o meno tutti noi vecchietti conosciamo.

Il cantautore, 82enne dalla camminata un po’ instabile ma sempre dal cervello fino, ha scelto brani d’area folk e dintorni. Di protesta, lavoro, resistenza, guerra, anarchia, ma anche d’amore, osando cimentarsi con dialetti (o lingue) diversi.

Da “I morti di Reggio Emilia” a “El me gatt”, da “Addio a Lugano” a “Green Sleeves”.

Canzoni dalla storia importante che è bello andare a riscoprire, tempo e voglia permettendo. Autori ignoti o, al contrario, di culto come Franco Fortini, Fiorenzo Carpi, Giorgio Strehler, Ivan Della Mea, Fausto Amodei ed Enzo Jannacci.

La voce del Maestrone c’è, eccome, anche se provata dagli anni e dagli acciacchi, mentre la pronuncia dei vari idiomi ogni tanto vacilla.

Gli arrangiamenti di Fabio Ilacqua sono ricchi e talvolta spiazzanti, con uso abbondante di fiati, chitarre manouche, percussioni e varie declinazioni di musica popolare mescolate in modo ardito.

Confesso di essere sobbalzato di fronte alla nuova versione, un po’ disinvolta, del classico meneghino “Ma mi”.

Ma, come direbbero i giovani, ci sta.

Rimane addosso la curiosità di come verrà accolto dalla gente questo lavoro inusuale, a suo modo importante e, per chi sa leggere tra le righe, profondamente politico.

Un disco della memoria. Per non dimenticare.

Oggi a maggior ragione.

p.s. Guccini presenterà al pubblico “Canzoni da intorno” sabato 26 novembre a Milano, LaFeltrinelli di via Ugo Foscolo 1/3 – Galleria Vittorio Emanuele II, ore 17, con un incontro presentato da Luca De Gennaro nell’ambito della Milano Music Week. E sabato 10 dicembre a Roma presso LaFeltrinelli di via Appia Nuova 472 (ore 16:00) con un incontro presentato da Federico Guglielmi.

Belle & Sebastien Next Generation

"Belle & Sebastien Next Generation", recensione film su L'angolo del cinefilo per mannaggiallamusica.it, il blog di Diego Perugini.

Francia, 2022. Avventura, 96′. Regia di Pierre Coré. Con Robinson Mensah-Rouanet, Caroline Anglade.

La storia è sempre quella, l’amicizia fra un ragazzino e un magnifico cagnone. Stavolta si svolge ai giorni nostri, fra montagne suggestive e paesaggi da sogno, col solito cattivone che si mette in mezzo. Una favoletta dai risvolti ecologisti e animalisti, che si lascia vedere con piacere. Ideale per famiglie e cinofili incalliti.

Daniele Silvestri agli Arcimboldi!

Daniele Silvestri agli Arcimboldi. Il cantautore romano ieri sera a Milano per un concerto lungo e intenso, fra classici e inediti. Di Diego Perugini per mannaggiallamusica.it
Daniele Silvestri, foto di Daniele Barraco

Di certo Daniele Silvestri è uno che non si risparmia. Nella musica, nelle parole, nell’impegno. E, tanto meno, nei concerti.

Capita di rado, infatti, di uscire da teatro all’una meno un quarto, dopo una maratona live di oltre tre ore che neanche Bruce Springsteen (si fa per dire, naturalmente).


Per l’occasione il cantautore romano ha messo in piedi un recital intimo e molto parlato, “Teatri/22”, che ricostruisce anche sul palco l’ambiente di una sala prove, con tante abat-jour intorno e vari oggetti di scena. Per restituire al pubblico il calore e l’atmosfera complice di quando si scrive e si costruisce una canzone.

Sullo sfondo uno schermo dove proiettare foto, immagini e didascalie per rafforzare testi e concetti. Idem l’impianto luci, ricco e funzionale alla bisogna.

Partenza lenta, agli Arcimboldi, con un monologo alla scrivania e un problemino tecnico subito dopo. Ci si ferma e si inganna l’attesa con una session fra batteria e percussioni.

Concerto in due atti, il primo con qualche inedito diffuso, il più noto è il singolo “Tik Tak”, sull’ossessione di un simbolico metronomo che ci aliena e rende schiavi.

Ma spazio anche per pezzi più o meno storici, dalla visione cosmopolita di “La mia casa” alla drammaticità di “Monolocale”, sul tema del suicidio.

“Avvertite casa che farete tardi o scappate durante la pausa”, scherza Daniele. Ovvio che, durante l’intervallo, non scapperà nessuno.

Perché tutti sono lì per ascoltare questo 54enne e, soprattutto, le sue storie. Storie di gente comune, richieste e sollecitate. Storie personali e storie di gente importante, che lascia il segno.

Il secondo tempo mette in fila ricordi e classici più noti.

Arriva il primo (e bellissimo) grande successo, “L’uomo col megafono”, sulla nostalgia di una politica più seria, militante e onesta (argomento per altro sempre molto attuale), mentre in sala s’alza più di un pugno chiuso.

C’è la cover di “Cara” di Lucio Dalla, autore amatissimo e di ispirazione continua. C’è lo ska allegro di “L’appello”, con un testo assai serio sull’agenda del compianto Paolo Borsellino: il pubblico sventola cartoline rosse, mentre in platea si palesa il fratello Salvatore, che porta avanti una battaglia di giustizia e verità. Ovazione e standing ovation.

“Il mio nemico”, incalzante e vivace, parla di guerra sullo sfondo di un toccante cortometraggio inedito di Simone Massi, realizzato per Emergency, associazione umanitaria a cui Silvestri è molto legato. E, infatti, non manca un ricordo di Gino Strada su “Le navi”.

Un live infinito con una band all’altezza (e anche di più) e la sorpresina degli ospiti brasiliani Selton. E dove non manca un piccolo tributo a Paolo Pietrangeli, con citazione della storica “Contessa”.

“Ma ve ne volete anna’?” si rivolge scherzando al pubblico sul calare dei bis.

Ma c’è tempo ancora per l’inquietante “Aria”, sulla condizione carceraria, prima della liberazione dance di “Salirò” e il commiato folk di “Testardo” dedicato al nume tutelare romano Gigi Proietti, con tanto di “all’anima de li mortacci tua” urlato di cuore da tutti gli spettatori.
Perché, come si usa dire, quanno ce vo’ ce vo’.

p.s. il tour prosegue sino a fine dicembre. Qui i biglietti.

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