E’ stato un venerdì da leoni. Con uscite importanti come non capitava da un po’. Il best-seller annunciato di Adele, le cover di Zucchero, la sorpresa di Marracash, il nuovo di Sting, persino un singolo di Jovanotti.
Alla fine, però, spiluccando qua e là, mi sono rifugiato nella “comfort zone” di uno dei miei artisti preferiti, Eric Clapton. Sì, d’accordo, magari le sue posizioni no-vax sono discutibili. E, difatti, gli sono piovuti addosso critiche e boicottaggi assortiti. Ma è ben poco discutibile la qualità della sua musica. Così varrebbe proprio la pena di ascoltare Eric Clapton, appena uscito con “The Lady in the Balcony: Lockdown Sessions”.
Un disco dal vivo, registrato senza pubblico nella campagna inglese (West Sussex) con la sua fida band: Nathan East, Steve Gadd e Chris Stainton. Il nostro Slowhand suona l’acustica e tutto il disco si muove fra atmosfere intime e raffinate, un po’ sulla falsariga di quel gioiello che fu l’”Unplugged” del lontano 1992.
Blues, ballate, le cover di “Black Magic Woman” e della sempre stupenda “Man of the World”, fino a classici immancabili come “After Midnight” e “Layla”. Diciassette pezzi per oltre settanta minuti di classe sopraffina. Relax e godimento assicurati.
E, a proposito di classici e artisti preferiti, ho approcciato con curiosità “At My Piano” di Brian Wilson, in cui il genio dei Beach Boys rilegge per solo piano tanti gioielli della storica band.
Un’esperienza per certi versi spiazzante. Perché risentire pezzi assai complessi in tema di cori, melodie e arrangiamenti come “Good Vibrations”, “God Only Knows” e “Heroes and Villains” in una dimensione così scarna e minimale ti lascia un po’ basito. Roba per fan, comunque. E ancora adesso, dopo vari ascolti, non ho capito se mi piace o meno. Anzi, sapete che faccio? Vado a risentirmelo.
Poi (forse) vi dirò.