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Musica per (noi) “vecchi”: la classe acustica di Eric Clapton e il piano solo di Brian Wilson

Musica per "vecchi": la classe acustica di Eric Clapton e il piano solo di Brian Wilson. Sono usciti i nuovi dischi di due grandi artisti. Di Diego Perugini

E’ stato un venerdì da leoni. Con uscite importanti come non capitava da un po’. Il best-seller annunciato di Adele, le cover di Zucchero, la sorpresa di Marracash, il nuovo di Sting, persino un singolo di Jovanotti.

Alla fine, però, spiluccando qua e là, mi sono rifugiato nella “comfort zone” di uno dei miei artisti preferiti, Eric Clapton. Sì, d’accordo, magari le sue posizioni no-vax sono discutibili. E, difatti, gli sono piovuti addosso critiche e boicottaggi assortiti. Ma è ben poco discutibile la qualità della sua musica. Così varrebbe proprio la pena di ascoltare Eric Clapton, appena uscito con “The Lady in the Balcony: Lockdown Sessions”.

Un disco dal vivo, registrato senza pubblico nella campagna inglese (West Sussex) con la sua fida band: Nathan East, Steve Gadd e Chris Stainton. Il nostro Slowhand suona l’acustica e tutto il disco si muove fra atmosfere intime e raffinate, un po’ sulla falsariga di quel gioiello che fu l’”Unplugged” del lontano 1992.

Blues, ballate, le cover di “Black Magic Woman” e della sempre stupenda “Man of the World”, fino a classici immancabili come “After Midnight” e “Layla”. Diciassette pezzi per oltre settanta minuti di classe sopraffina. Relax e godimento assicurati.

E, a proposito di classici e artisti preferiti, ho approcciato con curiosità “At My Piano” di Brian Wilson, in cui il genio dei Beach Boys rilegge per solo piano tanti gioielli della storica band.

Un’esperienza per certi versi spiazzante. Perché risentire pezzi assai complessi in tema di cori, melodie e arrangiamenti come “Good Vibrations”, “God Only Knows” e “Heroes and Villains” in una dimensione così scarna e minimale ti lascia un po’ basito. Roba per fan, comunque. E ancora adesso, dopo vari ascolti, non ho capito se mi piace o meno. Anzi, sapete che faccio? Vado a risentirmelo.

Poi (forse) vi dirò.

Un’estate coi Beach Boys

Il prossimo 30 luglio uscirà in vari formati “Feel Flows: The Sunflower & Surf’s Up Sessions 1969-1971”, cofanettodei Beach Boys.

Ci si potrebbe passare tutta l’estate. Perché questa “nuova” uscita dei Beach Boys è ottima e abbondante, in pratica 135 canzoni.

Il prossimo 27 agosto uscirà in vari formati “Feel Flows: The Sunflower & Surf’s Up Sessions 1969-1971”, cofanetto che comprende versioni rimasterizzate di album di culto come “Sunflower” e “Surf’s Up”, e ben 108 tracce inedite fra registrazioni dal vivo, radio promo, versioni demo, strumentali, alternate e a cappella. Per chi ama il genere, una goduria.

Siamo nel periodo post “Pet Sounds”, ovvero i Beach Boys della maturità, meno spensieratezza surf e più riflessioni esistenziali. Uno dei momenti migliori di Brian Wilson e soci, al di là del successo commerciale.

L’ascolto di questi brani mette addosso un misto di gioia, nostalgia, piacere ed emozione. L’elenco dei gioiellini in scaletta è lungo e invitante: “Forever”, “Surf’s Up”, “Til I Die”, “Our Sweet Love”, “This Whole World” e molti altri.

Il miglior pop di sempre (o giù di lì). E, poi, che estate sarebbe senza i “ragazzi di spiaggia”?

Addio Phil Spector

E' morto Phil Spector, leggendario produttore americano. Inventore del Wall of Sound che ha ispirato migliaia di musicisti. Un genio dalla vita spericolata.
Phil Spector

Il suo nome dirà poco o nulla ai giovani d’oggi, irretiti dalle “prodezze” dei vari Takagi & Ketra. Eppure Phil Spector, scomparso ieri, è stato uno dei più mirabili creatori di suoni e atmosfere della storia del rock.

Come avrete già letto e sentito, la sua creatura più famosa è quel “wall of sound”, un “muro del suono” creato in studio capace di dare un senso di grandiosità orchestrale alle canzoni, un tocco magico, qualcosa di quasi celestiale, se mi passate l’iperbole.

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I miei dischi di Natale

Ognuno ha il suo disco natalizio del cuore, le canzoni che più ama ascoltare sotto il famoso albero. Che siano gli intramontabili Beatles o gli inflazionati “Last Chrismas” degli Wham! e “All I Want For Christmas” della giunonica Mariah Carey. Per quanto mi riguarda, non ho dubbi.

Da anni la scelta cade su “What I Really Want For Christmas” di Brian Wilson (2005), uno dei miei artisti preferiti. Classici natalizi a go-go (e qualche originale), riletti secondo la sensibilità del genio dei Beach Boys. Echi surf, nostalgia canaglia, melodie da brivido e gli immancabili coretti. Mette allegria, scalda il cuore.

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I miei dischi di Natale

di Diego Perugini

Ognuno ha il suo disco natalizio del cuore, le canzoni che più ama ascoltare sotto il famoso albero. Che siano gli intramontabili Beatles, il recentissimo Robbie Williams o gli inflazionati “Last Chrismas” degli Wham! e “All I Want For Christmas Is You” della giunonica Mariah Carey.

Per quanto mi riguarda, non ho dubbi. Da anni la scelta cade su “What I Really Want For Christmas” di Brian Wilson (2005), uno dei miei artisti preferiti. Classici natalizi a go-go (e un paio di originali), riletti secondo la sensibilità del genio dei Beach Boys. Echi surf, nostalgia canaglia, melodie da brivido e gli immancabili coretti. Mette allegria, scalda il cuore.

E, poi, anche un gioiellino misconosciuto, uscito nel 2010, come “Holly Happy Days” delle americane Indigo Girls, che recupera in una squisita chiave country-folk il calore rustico delle feste in famiglia di un tempo. Ottimi musicisti, mirabili impasti vocali, intimità unplugged e niente retorica: pochi classici (ma la loro “O Holy Night” è un piccolo capolavoro), qualche inedito e anche un ripescaggio dal leggendario Woody Guthrie.

Se, poi, ho voglia di mainstream ripesco “Here Is Christmas”, una compilation del 1991 targata Emi. C’è un po’ di tutto, dai Queen a McCartney, da The Band ai Jethro Tull, dai Ramones a Kate Bush, da Pat Benatar ai Roxette, da Lennon ai Band Aid. Piacevole e festaiola. E ben assemblata.

Here Is Christmas, copertina. Emi, 1991)

A proposito, Buon Natale!