di Diego Perugini

Il mio maestro di canto (sì, nella mia vita ho preso anche lezioni di canto, ma questa è un’altra storia) diceva sempre di non aver paura di osare. Perché se osi e (malauguratamente) sbagli, il pubblico capirà il tuo sforzo e ti perdonerà. Ma se non osi e vai sempre sul sicuro, chi hai davanti alla fine si annoierà. E ti volterà le spalle.

A questo ho pensato ascoltando Tiziano Ferro arrancare e sbagliare su un pezzo assai impervio, “Almeno tu nell’universo”, dell’inarrivabile Mimì. L’emozione gli ha giocato un brutto tiro, può capitare. Poi si può discettare a lungo sull’opportunità o meno di interpretare una canzone come quella. Chiamatela sfida, atto di coraggio oppure di presunzione. A ognuno il suo. Certo quel palco mette i brividi, fa paura. E in tanti sono caduti nell’errore.

Ne ricordo uno micidiale, in gara, tanti anni fa. Un pezzo bellissimo. Ma difficile, anzi difficilissimo, da funambolo della voce: “Io che ho te” dei New Trolls. Quella volta, era il 1969, ci fu un’esibizione terribile del grande Nico De Palo (dicono febbricitante), che ritroviamo ancora su YouTube.

Riguardarla mi fa sempre un po’ male. E, allora, mi vengono in mente le parole del mio maestro di canto. Valide non solo nella musica, ma anche nella vita. E ci sorrido sopra.