“Che ci fai qui?” mi chiede sorpreso un vecchio collega, che conosce un po’ i miei gusti. Rispondo: “Ero curioso”.
Ed è proprio la curiosità che mi ha spinto a presentarmi di buon mattino all’anteprima di “Sulle nuvole”, il debutto da regista di Tommaso Paradiso.
Quella curiosità giornalistica che ti spinge a cercare di capire come va il mondo coi suoi nuovi miti e i suoi nuovi eroi. Anche nel pop leggero.
E, allora, sotto con Paradiso, e pazienza se le sue canzoni non mi piacciono granché, così derivative, così già sentite.
Ma, stavolta, c’è un film di mezzo, nelle sale per tre giorni, dal 26 al 28 aprile. E vediamo com’è. Già, com’è?
E’ una storia d’amore, di musica e di dipendenze.
Il protagonista (fisicamente somigliante a Paradiso) è una ex popstar in crisi nera. Un tipo così egocentrico e stronzo che vorresti subito prenderlo a calci.
Un artista un tempo famoso, che s’è fatto fregare dallo stress da successo, ha mollato tutto e ora conduce un’esistenza sul filo dell’autodistruzione.
All’apice della sfiga, cerca e trova un’ancora di salvezza presso l’ex fidanzata, sorta di musa portafortuna che però ha trattato da schifo e, giustamente, s’è rifatta una vita con tanto di marito e figli.
Il resto ve lo risparmio, per evitare spoiler agli interessati.
Funziona? Dipende. Se siete fan dell’universo “paradisiaco”, allora forse sì. Se siete alla ricerca di qualcosa di più, meglio girare al largo.
Perché lo stile è da fiction tv, così come i contenuti: un’irritante storiella da fotoromanzo, senza troppe pretese, immagino con qualche vago spunto autobiografico.
In più, troviamo un po’ di musica ad hoc, qualche slancio romantico, camei sparsi di cantanti veri (Mannoia, Morandi, Gazzelle, Pezzali…) e un finale che più ruffiano non si può.
Insomma, sono uscito dalla sala un po’ così, col classico amaro in bocca.
Te la sei andata a cercare, cosa ti aspettavi?, mi sono detto.
Giusto. E accidenti alla curiosità giornalistica.