di Diego Perugini

"Una storia da cantare" su Ra 1, puntata dedicata a Lucio Battisti. Con poche luci e molte ombre
Lucio Battisti

Quando in tv c’è di mezzo Lucio Battisti, uno dei miei artisti favoriti in assoluto, non resisto alla tentazione di mettermi davanti al piccolo schermo. Confidando di trovarmi di fronte finalmente a un programma ben fatto. Speranza puntualmente disillusa ieri sera su Rai 1 dall’ultima puntata di “Una storia da cantare”.

Un racconto piatto, pieno di retorica e déjà-vu, con rari sussulti e tante banalità. Al centro il “poeta” Mogol, riverito come una divinità, in un’atmosfera da “volemose bene” che il vecchio Lucio dubito avrebbe gradito. Ci sarebbe tanto da discutere sugli artisti scelti per reinterpretare le canzoni (pochi si salvano, non male Le Vibrazioni) e sul repertorio stesso, al solito centrato sui brani più celebri saltando a piè pari intere stagioni “battistiane” (periodo Panella incluso, ma non solo).

E, poi, c’è Bianca Guaccero. Una che, per sua stessa ammissione, non è una cantante. E, allora, perché insistere a metterle un microfono in mano? La sua versione di “Ancora tu” grida vendetta. Ed è tutto un interpretare sopra le righe, teatrale, sguaiato, con smorfie e gran posa. Idem la sua conduzione, sempre in bilico fra l’enfasi sfrenata, il salamelecco più sfrontato e gli occhi perennemente lucidi.

Come nel caso dell’omaggio a De André, un’altra occasione sprecata. La prossima volta (giuro) non mi fregano più.