Il titolo è già rivelatorio, “Tredici canzoni urgenti”.
E l’urgenza a cui si riferisce Vinicio Capossela nel suo nuovo album, in uscita venerdì, è quella di raccontare il nostro brutto mondo quotidiano e denunciarne le troppe assurdità.
Per farlo ha abbandonato per un po’ la minuziosa ricerca lessicale e l’uso accorto di metafore e citazioni colte a favore di un linguaggio più semplice e diretto. E molto efficace.
Una semplicità (relativa) che giova parecchio ai pezzi, che arrivano subito al cuore e alla mente, emozionano d’impatto e poi ti lasciano lì a riflettere.
Vinicio ci parla della cosa più brutta in assoluto, la guerra, descritta con dolente poetica in “La crociata dei bambini”, ispirata a un poema di Brecht.
Ma ci racconta anche del consumismo spinto dei nostri tempi (“All you can eat”), di violenza sulle donne (“La cattiva educazione”), della situazione delle carceri (“Minorità”), della crisi del nostro sistema (“Sul divano occidentale”).
Ci sono inoltre il ricordo del lavoro oscuro delle donne della Resistenza (“Staffette in bicicletta” con la partecipazione dell’ex Üstmamò Mara Redeghieri) e un paio di riferimenti quanto mai attuali all’opera e alla vita di Ludovico Ariosto sul tema del potere e della guerra.
Un disco pessimista, cupo, disperato? Non proprio.
Capossela non rinuncia alla speranza già nell’iniziale “Il bene rifugio”, splendida ninna nanna romantico-finanziaria, dove non si celebrano l’oro o il Bund, ma il vero bene rifugio: l’amore.
E anche le due tracce finali, “Il tempo dei regali” e “Con i tasti che ci abbiamo”, ci invitano a considerare l’importanza del dono più grande, la vita, e a fare con quello che abbiamo, senza rincorrere desideri impossibili ma intravedendo una possibilità in ogni limite.
Un album importante, insomma, che un tempo avremmo definito “impegnato”. Ma senza spocchia, senza voler farci la morale a tutti i costi.
Politico, ma nel senso migliore del termine.
Un album che anche dal punto di vista musicale è più immediato e diretto del solito, il che non vuol dire povero d’ispirazione o, peggio, tirato via. Tutt’altro.
Ci sono ballate, valzer, jazz, rock, cha cha cha e altro ancora, con un mare di ospiti e amici come Margherita Vicario, Sir Oliver Skardy, Cesare Malfatti, Taketo Gohara, Bunna e altri ancora.
Molti di loro saranno sul palco giovedì al Conservatorio di Milano per il concerto di presentazione, già “tutto esaurito”.
A cui seguiranno dal 22 un instore tour e, quindi, una serie di “concerti urgenti” fra la primavera e l’estate.
Teneteli d’occhio.