Se siete fan dell’avvocato astigiano (ma se anche non lo siete, va benissimo lo stesso) non perdetevi “Paolo Conte, Via con me”, appena uscito in dvd e blu-ray, dopo i passaggi al cinema e all’ultima mostra di Venezia. E’ quel che si dice un docufilm, che tratteggia la vita e le opere del grande cantautore mescolando ingredienti diversi.

Alla base c’è una lunga intervista del regista Giorgio Verdelli, in cui Conte racconta e si racconta, spaziando dagli inizi come trombonista “sotto le stelle del jazz” ai tanti pezzi composti per gli altri, dall’arte di scrivere canzoni al rapporto col successo, fino alle passioni private come pittura ed enigmistica.

Il tutto mescolato a tante (forse un po’ troppe) testimonianze assortite, vecchie interviste, commenti, riflessioni. E, soprattutto, tanta musica. Con spezzoni di concerti di varie epoche, dal passato remoto al giorni nostri, con titoli come “Sparring Partner”, “Bartali”, “Gli impermeabili” e l’immancabile “Via con me”.

E’ una gran bella storia da ripercorrere, che il film racconta con la voce narrante di Luca Zingaretti e una vecchia Topolino amaranto che gira per campagne e città.

E’ vero: per chi (come me) conosce abbastanza bene le vicende del Maestro, non ci sono particolari novità. Ma è assai piacevole lasciarsi andare ai ricordi sul filo di melodie splendide e parole evocative di mondi lontani. E ritrovare episodi e concerti di cui sei stato testimone in prima persona.

Il film, del resto, è ben “cucito”, agiografico ma non troppo, e leggibile a più livelli, ricco di momenti memorabili: dalle incursioni di Benigni al Premio Tenco al rapporto con Enzo Jannacci (che Conte riteneva e ritiene “il più grande”).

Ne esce il ritratto di un genio bonariamente burbero, di poche parole e tanta sostanza, misterioso e affascinante. Le chic et le charme. Appunto.