Abbiamo ascoltato in anteprima "Rush!" il nuovo disco dei Måneskin, in uscita venerdì. Molto rock, soliti suoni. Ma sarà un successo.

Un caro collega (nonché amico) ripete spesso che quando qualcosa/qualcuno ha un successo spropositato, non si può ignorarlo/snobbarlo. E in qualche modo bisogna parlarne, anche e soprattutto in modo critico.

Penso che abbia ragione.

Ecco perché ieri, come tanti giornalisti, ho ascoltato in anteprima il nuovo disco dei Måneskin, “Rush!”, in uscita venerdì.

Sui motivi per cui i ragazzacci romani sono saliti sul tetto del mondo non tornerò più. Ne ho scritto mesi fa, i più curiosi si accomodino qui.

Si parlerà, quindi, di musica. Le nuove canzoni confermano la solita cifra stilistica: un rock derivativo, potente e sbruffone, con chitarre in evidenza, suoni e produzione furbescamente curati, frequenti strizzatine d’occhio al pop, ritmi ballabili.

Damiano canta per lo più in inglese, confermando (se ce n’era bisogno) tanta voglia di internazionalità e trasversalità. Piacerà ai giovani, ai giovanissimi e, perché no, pure a parecchi “boomer”.

I testi mischiano parolacce e piccole trasgressioni, rivendicazioni e autobiografia, amore e romanticismo, denuncia e ironia. Semplici, diretti, efficaci.
Non originalissimi, magari, ma questo poco importa.

Diciassette pezzi in totale, tanti, forse troppi. E la sensazione di déja vù affiora più di una volta. “Bla bla bla” è un sarcastico sberleffo contro i tanti detrattori, con citazione conclusiva degli Smiths. “Mark Chapman” riflette a tinte rock sulla figura degli stalker.

“Kool Kids”, forse il momento più bizzarro, gioca nel giardino del punk, con Damiano che ostenta un accento brit e scherza sui gusti e le attitudini dei cosiddetti “ragazzi fighi”, con “invito” finale alla coprofagia (sic!).

Praticamente l’opposto di “If Not For You”, unico vero lento in scaletta, ballatona sentimentale dal sapore un po’ vintage, col cantante in veste da crooner del nuovo millennio. Che ti lascia immaginare come potrebbe essere l’eventuale dimensione solista di Damiano.

Insomma, questo è quanto.

Poi metteteci video confezionati ad hoc, boccacce, smorfie e nudità, trend modaioli e presenza scenica. E tutto quel che già sapete.

Questi sono i Maneskin, prendere o lasciare.

In molti, visti i numeri esorbitanti fra streaming e sold out ai concerti, hanno già deciso. Gli altri possono tranquillamente passare oltre.