Gianni Morandi, Massimo Ranieri e Al Bano. Tre vegliardi fuoriclasse all'Ariston. Il commento di Diego Perugini per mannaggiallamusica.it

E alla fine, seppur con fatica, le abbiamo ascoltate tutte le canzoni di questo Sanremo 2023. Con la conferma di non avere trovato nessun pezzo clamoroso in scaletta: non dico una “Vita spericolata”, ma nemmeno solo una “Fai rumore”.

E il pensiero, inevitabilmente, va ai titoli sciorinati dai tre vegliardi ospiti: dai, volete mettere “Vent’anni”, “Nel sole” o “Uno su mille”? O “Il nostro concerto” di Bindi?

Ok, boomer mi risponderete. Ti piace vincere facile, eh?

Vabbè, torniamo alla gara. Perché non tutto è da buttare.

Colapesce Dimartino, primi per la stampa, non ritrovano l’estro genialoide di “Musica leggerissima”, né ovviamente l’effetto sorpresa dello scorso anno.

Ma “Splash” è comunque intelligente e accattivante, con parole non banali (e condivisibili) sul peso delle aspettative.

Non male Madame e Levante, pur da diverse prospettive, mentre Paola e Chiara citano sin troppo se stesse e vanno sul sicuro danzereccio.

Lazza, incensato da molti, propone quell’urban modaiolo che a me fa venire l’orticaria (problema mio, d’accordo) ma probabilmente andrà forte nelle radio e nello streaming.

Gli Articolo 31 mettono in scena una reunion nostalgica con sincere lacrime di commozione.

La delusione più grande viene, semmai, da Giorgia: canta maluccio (emozionata? arrugginita?) un pezzo modesto, una ballata soul-pop in crescendo che non brilla per originalità.

Contiamo possa riprendersi da qui alla finale. Daje!